La Polfer arriva in pochi minuti. Il treno è fermo a Milano e i due agenti controllano tutti i vagoni, ma senza risultato. Probabilmente il lercio è sceso appena si sono sbloccate le porte, ma anche la ragazza è scomparsa. Gli amici romani mi dicono che era fuori di sé, ha graffiato Fulvio su una guancia ed è praticamente fuggita dal treno. La Polfer mi chiede una descrizione del lercio e di firmare una deposizione. «Sarà cosa breve, vedrà che tra un’ora potrà prendere il treno per Torino». Non è tanto quello che mi preoccupa quanto l’idea che la mora possa ritrovarsi il lercio davanti. E’ una svitata, ma certo non merita un altro spavento come quello di Bologna, se non peggio. Una cosa è certa: questa è l’ultima volta che prendo un treno in vita mia. Non mi ha divorato il mostro, ma certo non mi ha risparmiato una brutta nottata. Livio m’invita a seguire i poliziotti rassicurandomi che lui e il fratello cercheranno la ragazza; se è ancora in stazione la troveranno per scortarla dove meglio crede.
Rasserenato, racconto la mia versione dei fatti agli agenti e firmo la deposizione. A quel punto il Milano-Torino è pronto per partire. Purtroppo Fulvio e Livio mi messaggiano di non aver trovato la bruna.
Sono le 8 del mattino. Il treno stavolta è pieno di pendolari e di studenti. Tra un’ora sarò a Torino e spero di lasciarmi quest’assurda notte alle spalle. I miei vicini di sedile mi guardano con diffidenza e nei loro sguardi rifletto la mia immagine. Non devo avere un bell’aspetto. Mi appisolo ma sogno un mostro-treno che m’insegue con un ferro da maglia. Il viaggio è breve e finalmente scendo a Torino Porta Nuova.
Devo assolutamente rimettermi in sesto, tra meno di un’ora ho il mio appuntamento. Al bar della stazione faccio colazione con un caffè lungo e una svedese, poi cerco un bagno, dove rinfrescarmi e radermi. Neanche a dirlo il bagno degli uomini è inagibile. Stanno lavando i pavimenti. Di infilarmi in quello delle signore non ci penso nemmeno. Ne ho già sentite troppe stanotte di urla di donna. L’inserviente m’indica dei bagni pubblici subito fuori la stazione. Non sono un granché a dire il vero, ma mi accontento.
Ci sono i vespasiani, anche quelli odio, che di pisciare in compagnia non ne ho mai sentito il bisogno. Per fortuna non c’è nessuno. Mi lavo il viso, tiro fuori schiuma e rasoio e inizio a radermi. Un movimento alle mie spalle. Alzo lo sguardo e attraverso lo specchio faccio appena in tempo a riconoscere la ragazza, prima che un ferro da maglia mi trapassi la gola. Lei ride: «avevo scelto te sin dall’inizio!» Rantolo incredulo mentre mi accascio sul pavimento. Fisso lo sguardo pazzo della mora e in un attimo ripenso alla notte trascorsa con occhi diversi. Non era del treno che dovevo aver paura. Tento di togliermi il ferro conficcato nella gola, ma non ho più le forze. Riesco solo a sfilare quella maledetta ragnatela nera, sporca del mio sangue.
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Questo racconto partecipa al faticoso EDS (Esercizi Di Scrittura) Natale in Nero dell’infaticabile La Donna Camel. Queste le regole:
- Scrivi un racconto nero.
- Ci mettiamo un po’ di cioccolato e una sorpresa.
- Metti un particolare davvero originale.
- Vietato usare: improbabile, intrigante. Recarsi è permesso con riserva.
Gli altri autori e i loro racconti:
- Hombre con: Ti prego, non chiamarmi Barbie
- Dario D’angelo con: Zebre e savane
- Leuconoe con: Placida come il fiume
- Melusina con: Madeleine
- Kermitilrospo con: Pedalata nera
- Milanocongliocchiali con: Il quadro capovolto – seconda parte
- Lillina con: Una vita segnata
- Calikanto con: Nero livido
- La Donna Camel con: Se tu mi amassi
- Pendolante (sempre io) con: Natale con Soffritto
- Angela con: Chi è di scena e Taccido
bello. quasi quasi me l’aspettavo, il finale. 😛
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heee.. lo sapevo. Ho disseminato troppi indizi!
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La sorpresa finale c’è tutta… Questo EDS sarà stato anche faticoso ma ne voleva la pena 🙂
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Ma grazie!
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Certo da una Monica che sferruzza ragnatele sul treno che vuoi aspettarti 🙂 🙂 Bello davvero questo racconto!!!
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Nooooo! Dove ho lasciato il nome? Lo avevo tolto dappertutto… ma guarda che non sie è mai abbastanza attenti. Comuqnue il nome lo avevo scelto in omaggio a chi mia suggerito di scrivere un noir sul treno 🙂
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Era rimasto alla fine del primo mi pare… Che dire… Grazie per l’omaggio! Nessuno mi aveva mai usato come protagonista di un racconto noir 😀 Mi e` piaciuto un sacco il tuo racconto, brava!
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Racconto magnifico, complimenti!
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Arrossisco più di un Frecciarossa
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Bravissima Pendolante!!! Racconto molto molto nero 🙂
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Nero ragnatela
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Brava! Applausi meritatissimi! 🙂
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Grazie
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Pingback: lui, il lercio e la mora – un eds speciale per un viaggio speciale | trenodopotreno
Un vero noir con le atmosfere perfette!
Bravissima Pendolante, applausi!
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Pensa che ieri seta ho preso un treno da Bologna alle 22.18 e mi ha un po’ inquietato
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Bello! Bravissima!
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🙂
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A me quei ferri da calza mi puzzavano fin dall’inizio, mentre il lercio, vedi un po’ tu, mi stava simpatico. Però devo dire che il finale mi ha sorpresa. Ah, ma tu vuoi un commento tecnico? Bene, è positivo. Perché il genere necessita di un certo diapason di tensione e qui c’è, dall’inizio alla fine, senza sbavature. Mi ricorda certi brevi racconti in appendice ai Gialli Mondadori che spesso erano migliori del giallo stesso. E poi è doveroso sottolineare la tua versatilità: sei una scrittrice dalle molte facce. Brava Katia.
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Ora ho la faccia sorridente. Grazie Melusina, in effetti sui ferri ho insistito un po’. Se ricapiterà di scrivere un noir mi affinerò: uncinetto 🙂
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Beh, bello e davvero inquietante! Mi piace! 🙂
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Non prenderai più un treno tranquillo…
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Quello spillone spillone da maglia conficcato nel collo….
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Un po’ macabro in effetti
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So telling and scary! :-O
Good night and a hug dear Pendolante!
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Bel racconto! me lo sentivo che centrava la ragnatela.
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Sensitivo
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