Bologna. Ore 22.10. Sul piazzale della stazione, per raggiungere il binario, incrocio un manipolo di una decina di steward e hostess vocianti e trainanti i loro trolley conformati. Piuttosto stupita mi viene il dubbio di aver preso la strada dell’aeroporto invece di quella per la stazione dei treni. Mentre rifletto sull’eventualità, il drappello si avvicina e sulle divise bordeaux noto il logo e la scritta di Italo. Sebbene l’arcano sia svelato, mi rimane una sensazione di fuori luogo, nel senso che loro mi sembrano fuori luogo: ordine, efficienza e cortesia non si addicono alle ferrovie italiane.
Sul secondo binario, poi, lo vedo. Italo è davvero bello, imponente, aerodinamico. Incute quasi timore; anche il fatto che abbia solo un paio di passeggeri, suscita soggezione perché evidenzia la sua natura elitaria. La sua linea slanciata, il suo rosseggiare, risaltano tra la tristezza dei verdi regionali e anche il rosso freccia sfigura accanto a lui. Eppure qualcosa non mi torna. Guardo il bel muso della locomotiva, il logo del coniglio scattante e mi chiedo cosa stoni. La risposta mi arriva, come spesso mi accade, per associazioni di idee… una lunga e contorta associazione di idee di cui, scuserete, devo ripercorrere le tappe:
di fianco a me un ragazzo si è sdraiato sulla banchina per frugare sotto i distributori automatici di bevande, alla ricerca di moneta. L’episodio mi ricorda il film Il favoloso mondo di Amélie, e il bizzarro hobby del giovane che raccoglie le fotografie strappate e abbandonate nelle cabine per fototessera.
Da questa immagine, ripercorro rapidamente il film, sino ad arrivare al nano da giardino che Amélie affida all’amica hostess affinché ne spedisca, al padre (della di lei Amélie), fotografie da tutto il mondo, come invito ad uscire di casa e viaggiare.
Ed ecco la coda della mia associazione (perversa) di idee: nano-italo.
L’epifania! Ecco cosa stona: ma si può chiamare un treno come quello Italo? Italo è il nome di un nano da giardino (o di tanti italiani, coi quali mi scuso, nati in epoca … come dire, più patriottica), non di un supertreno dinamico, efficiente, e confortevole. Va bene l’orgoglio italico, però qualche soldo in più speso per un buon copywriter potevate permettervelo.
Mi viene in mente Donna Prassede come possibile testimonial per completare il quadro.
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Ci ho pensato anche io. L’urlo della Marchesini nella parodia dei Promessi sposi, è indelebile e il nome Italo non può che evocarlo.
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Questo tuo disfattismo nei confronti dell’ultima creazione del futuro leader del centro-sinistra nonché del governo verra’ prontamente segnalata alle autorità competenti.
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Oddio, è tutto da vedere … ma nel caso resisterò strenuamente in difesa delle mie opinioni! Poi chiederò scusa.
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I tuoi pensieri, le tue immagini e le parole con le quali li esprimi sono d e l i z i o s i. Ti apprezzo molto, voglio che tu lo sappia.
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Be’, il rossore d’Italo mi contagia. Ti ringrazio.
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Nei giorni dell’inaugurazione della nuova compagnia ferroviaria, ero a casa dei miei, che vivono in campagna, sull’Appennino. Si parlava di varie cose, a un certo punto ho detto: “Sai, oggi alla stazione ho visto Italo…” E loro: “E che ci faceva Italo alla stazione?” Pensavano che parlassi del signore anziano che abita vicino a loro 😀
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Appunto!
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Povero Italo, il suo destino non gli lascia scampo: o diventare il simbolo e il mezzo di una Italia sempre più divisa tra ricchissimi e poverissimi, oppure diventare il solito italico tentativo fallito di avere mezzi efficienti a livelli europei e veder scomparire il personale di bordo e le loro pompose divise, avere sedili stazzonati che non ospiteranno più sederi fasciati di griffe famose ma deretani che più modestamente si accontentano dei jeans del supermercato. Forse avrebbe dovuto nascere in Danimarca e chiamarsi, che so, Dani per assicurarsi un destino più giusto.
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Considerando l’inadeguatezza delle linee direi che presto il Jeans la farà da padrone. Ma forse sono pessimista.
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Se poi fosse nato in Svezia e si fosse chiamato Svevo avrebbe fatto una bella coppia con il nostro Italo: Italo e Svevo… 😉
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Un paio di persone a me vicine mi hanno chiesto se Italo è un nano. La domanda mi ha instillato il dubbio di non essere stata molto efficace nello scrivere il mio post e la sicurezza di avere modalità contorte di pensiero. Mi assolve lo scrivere un blog per pendolari e dare quindi per scontato che Italo sia un treno e non un nano. Tuttavia, considerando che l’associazione nano da giardino/Italo (inteso come nome) non è, unanimemente condivisa, vorrei qui sottolineare che la mia mente contorta tale associazione la fa … ma la cosa peggiore è la mia intenzione, perversa, di comunicare tutto ciò.
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Ecco, l’associazione Italo-nano aveva lasciato perplesso anche me. Meno male che ora hai postato questo chiarimento così sono definitivamente in confusione.
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Vabbè, allora ci rinuncio.
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