Ogni tanto, tra i treni regionali che mi capita di prendere, ho il piacere di salire su un Treno ad Alta Frequentazione. Il TAF è un elettrotreno di soli quattro vagoni, piuttosto recente (ha solo una decina d’anni), dedicato al traffico pendolare.
Soprattutto è a due piani.
Inutile dire che la mia meta è il secondo piano, perché i piani alti pare siano il meglio, così, posso illudermi di aver conquistato la vetta nell’ascesa sociale e, nello stesso tempo, quietare la mia vanità senza ricorrere a cure estetiche invasive. Da un parte, infatti, inorgoglirei i miei avi, rifiutandomi di scendere in quella terza classe dei migranti che attraversavano, nelle stive delle navi, l’oceano, verso il Nuovo Mondo. Si, certo, io devo solo attraversare la provincia verso il lavoro ma, ancorché in seconda classe, è pur sempre un miglioramento. Peccato di vanagloria?
D’altra parte trovo che viaggiare al secondo piano sia squisitamente aristocratico e offra una visione del mondo diversa dal solito… direi più alta.
Ma è nella discesa che trovo appagata la mia vanità perché i due piani del treno sono collegati da una scaletta curva e ripida e mentre gli altri passeggeri sono in attesa sulla pedana sottostante, posso comparire, scintillante, sulla sommità della scala. Gli occhi degli astanti si innalzano a me che ne discendo, come Wanda Osiris, con leggiadria e apparente noncuranza. Se riesco a non mancare la parte più stretta del gradino (essendo la scala curva, vi è ovviamente una parte più stretta), arrivo incolume alla piattaforma a godere appieno della mia performance. Per un attimo sono una vamp, una femme fatale. Se poi sono la prima, davanti alle porte, mi basterà un “Push” per aprirle, evitando di trafficare con le solite maniglie e scomparire così, misteriosa ed elegante, nel ticchettio dei miei passi, sulla banchina ferroviaria, verso mete sconosciute.
Stamattina il TAF puzzava di cavolo.
questo son quelli con l’aria condizionata che congelo, cavolo!
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Appunto: cavolo! Comunque ho rinunciato a portare maglioncini perché alle 15 poi mi sento ridicola, con 40 gradi, anche solo ad averlo in borsa.
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Io questi treni li conosco… Mi sono capitati, ogni tanto, in viaggi sporadici. Sicura che abbiano solo una decina d’anni?
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Wikipedia sostiene che sono della fine degli anni novanta. Magari qualche annetto in più di dieci, ma a me sembrano ben tenuti
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Ah, allora i conti tornano, ero ancora a Milano quando li ho presi le prime volte.
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Reblogged this on Io viaggio in treno… purtroppo and commented:
Pendolante e il treno a due piani:
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Ma come, tutta questa ascesa, sociale, scalare, tutto questo scintillio e leggiadria e poi la puzza di cavolo? Come nelle vecchie cucine dei nostri nonni migranti? Meglio non illudersi troppo…
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Io invece nel Vivalto che prendo tutti i giorni all’andata e al ritorno (sempre a due piani) preferisco il piano terra. Infatti mentre al secondo piano ci sono solo posti “a quattro” che ti costringono ad incrociare le gambe con altri viaggiatori, al piano terra ci sono anche posti “a due” e se necessario (e soprattutto se non è rotto!) puoi godere anche del tavolinetto attaccato al sedile anteriore. Questo mi permette di rilassarmi più facilmente. Certo, in questo modo perdo l’occasione di ritrovarmi faccia a faccia con quei meravigliosi personaggi che puoi trovare in treno!
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I tavolini sono un lusso che a me tocca raramente e i personaggi da treno li ammiro più volentieri anche io dai seggiolini a due. sono un po’ orso…
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