Paolo Sordi é l’autore del blog Ipertesti, dove pendolarismo, tennis, tv e web 2.0 convivono “felicemente”. L’aspetto vintage del suo blog incuriosisce e l’ironia ben dosata della sua scrittura sottolinea l’accettazione non rassegnata della situazione tragicomica in cui viaggia il pendolare italiano.
Come nasce il tuo Blog?
Per obbligo professionale. Più o meno, nella mia vita lavorativa mi occupo di web, e non avere un sito personale (e un sito personale, da una decina di anni almeno, si traduce al meglio nella forma Blog) mi sarebbe parso un peccato di snobismo eccessivo.
Perché e come prendi il treno?
Viaggio tutti i giorni in treno per un motivo riconducibile, credo, al mio innato e perdurante romanticismo: mi fa risparmiare i soldi che guadagno con il mio lavoro. Lo prendo tutti i giorni, la mattina presto, prima delle sette, quando piove, quando c’è il sole, se è nuvolo, se fa caldo, se fa freddo, se è sporco (tutti i giorni, praticamente), se è pulito (eventualità che ti fa pensare sia successo qualcosa di grave), a un piano, a due piani, in orario (capita, eh), in ritardo (capita, eh, se capita), locale, regionale, interregionale. Una volta ho preso anche il Frecciarossa e mi sono sentito in paradiso, o all’inferno, non ricordo bene (http://www.ipertesti.it/?p=737).
Come passi il tempo sul treno?
Leggo un libro, mi tengo aggiornato con miei feed RSS, controllo la mail, scrivo, do un’occhiata a Twitter, guardo il paesaggio che scorre dietro il finestrino, ascolto musica, dialogo con qualche compagno di viaggio prima che si addormenti: tutto questo, a volte, contemporaneamente.
Qual è Il miglior libro da treno?
A parte quelli che trattano i disastri ferroviari, ogni libro va bene, anche uno di Fabio Volo. Oddio, forse esagero. Il mio consiglio è comunque quello di non superare le quattrocento pagine, per salvare la salute della schiena, già provata da borse, zaini e sedili.
Cosa attrae maggiormente la tua attenzione negli altri pendolari?
Ognuno applica le proprie personali strategie di sopravvivenza di fronte a un’esperienza comune coatta, costruisce un castello di abitudini cui dà replica ogni giorno, due volte al giorno, per tutto l’anno, rivelando, infine e inevitabilmente, molto della sua personalità. Chi si isola sprofondando nel sonno o nella lettura, chi forma gruppi di discussione asseragliandosi su sei, otto sedili come se si trovasse sul pullman della gita scolastica alle superiori, chi organizza partite a carte degne delle bische galleggianti sul Mississipi. Se non fosse che, a quest’ultimo proposito, la linea attraversa la molto meno evocativa Valle del Sacco.
Come influisce il pendolarismo sulla tua vita?
La mia vita è dettata dai ritmi del pendolarismo: Trenitalia detiene il controllo del mio orologio biologico. Una vita in ritardo, quindi.
Se non scrivessi di pendolari, scriveresti ugualmente?
Scrivo abitualmente, sì, online (http://infolet.it, con il mio amico Domenico Fiormonte, un blog sull’informatica culturale) e offline. Non con la costanza e la cadenza che mi piacerebbe mantenere, purtroppo. Però, come diciamo noi pendolari, si fa sempre in tempo.
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