L’intervista di oggi non risponde a domanda ma è un libero racconto. Il racconto di Girandola Precaria che nel suo blog non parla di pendolari ferroviaria ma di pendolari tra diversi impieghi; chi cerca di sopravvivere nel precariato. Tra i suoi tanti impieghi mi ha colpito quello di conteggiatrice di pendolari sui treni. Eco il resoconto di quell’esperienza:
Era l’estate del 2005. La regione Emilia Romagna aveva appaltato a una società di consulenza il rilevamento delle condizioni del servizio sui treni, in varie forme: condizioni delle stazioni (pulizia, conservazione degli stabili e delle attrezzature, anche conteggio dei tabelloni elettronici), condizione dei treni, puntualità, pulizia, stato dei bagni e degli arredi, quantità di persone per ogni carrozza.
Abbiamo fatto un pomeriggio di formazione, eravamo una decina di ragazzi, e poi siamo stati sguinzagliati con palmare per la registrazione dei dati e macchina fotografica. Ognuno di noi aveva un programma per due settimane, con indicati i treni da prendere e le stazioni da visitare.
Io ho visitato sia regionali che interregionali e intercity, e sono andata da Rimini a Milano,ma anche sulle linee “localissime”, provinciali, gestite dall’Atcm [Azienda Trasporti Collettivi e Mobilità n.d.r.] di Modena. Gli orari variavano dalle 6 di mattina alle 21 la sera. Sono salita su treni da pendolari che sembravano treni bestiame e su intercity che uccidevano con l’aria condizionata. Ho scoperto che gli intercity sono pieni in testa, mentre i treni regionali al centro, chissà perché, e questa informazione mi è stata utile per successivi viaggi.
Ho trovato dei bagni, ma anche delle carrozze, in condizioni indegne, ma ho scoperto che i ritardi non erano poi così frequenti come mi aspettavo; l’aria condizionata andava quasi sempre, e la gente mi fermava per dire la sua (anche se specificavo che non dovevo fare interviste!).
Cercavo di essere scrupolosa, perché sentivo che il mio lavoro poteva essere importante. In effetti, in seguito a quelle rilevazioni, la regione ha multato Trenitalia per la gestione del servizio locale, e poi ha rimborsato i pendolari.
Oltre all’agosto 2005 ho partecipato a due altre campagne, nel 2006, più brevi. Una era finalizzata esclusivamente alla “conta” dei viaggiatori, carrozza per carrozza.
Nel tuo lavoro hai fatto incontri particolari di cui vuoi parlarci?
Purtroppo non ho fatto incontri memorabili; mi vengono in mente solo altre due cose.
Una volta, un paio di uomini in divisa (controllori?) che chiacchieravano sul binario si sono messi a fissarmi mentre salivo le scale deserte; guardavano proprio me, sai come fanno gli uomini, sfacciatamente? Mi sono arrabbiata e sono tornata indietro a dirgli: “guardate che non sono mica qua per fare la sfilata per voi!”. Senza scomporsi mi hanno chiesto che facevo, e mi hanno dato qualche informazione in più sulla stazione che stavo “rilevando”. Nessun accenno al fatto che mi guardavano, o come li avevo apostrofati.
Un’altra volta, su un treno in movimento, entrando in un vestibolo (l’area dove ci sono le porte) ho trovato una delle porte aperta, e i binari sotto che scorrevano velocissimi, e un gran rumore. Una scena che mi ha molto spaventata. E sul sedile di fianco alla porta, come se niente fosse, una ragazza seduta. Ho corso per tutto il vagone (era il penultimo o l’ultimo del treno) e ho trovato il capotreno, l’ho avvisato e si è precipitato a chiudere la porta. Per un po’, ogni volta che passavo da un vagone all’altro e sentivo dei rumori forti, temevo che ci fosse un’altra porta aperta, cosa che invece non ho mai più visto in vita mia, per fortuna. Mi chiedo ancora come sia venuto in mente a quella ragazza di sedersi proprio lì. Tra l’altro il treno non era nemmeno troppo pieno; era un regionale, aveva abbassato il sedile che si trova nel vestibolo e ci era rimasta sopra.
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