Foto di classe

foto-di-classe[Racconto non pendolare]

Un cimelio emerge dall’album rilegato; un’immagini stampata su carta impressionabile. La fotografia porta la data del 1983 e vede un gruppo di studenti di terza media allineati in posa davanti alla scuola. La maggior parte di loro è sparita dalla mia vita quell’anno, alcuni li ho incontrati per il mondo, fugacemente, casualmente.
Su Facebook condivido quel ricordo e anche se non riesco ad associare tutti i volti a un nome, quei pochi li taggo. É Paolo a farsi vivo e a organizza una cena di classe. Gira per il mio vecchio quartiere, suona i campanelli delle nostre case di allora, cerca i nostri genitori, amici di amici, fratelli, sorelle. Una ricerca che va oltre la curiosità di vedere cosa siamo diventati, ma che scaturisce da una sensibilità che gli ricordo da allora, celata dietro ad un apparente noncuranza di bambino etichettato come irrecuperabile. Forse é affetto per quello che si era, forse solo la voglia di tirare le fila a distanza di trent’anni, comunque sia glie ne sono grata.

L’appuntamento è davanti alla nostra vecchia scuola ed eccoli arrivare quei fantasmi del passato, trasformati dal tempo, eppure sempre uguali. Il primo è Massimo, sempre associato a Paolo nei ricordi perché entrambi ripetenti, poi arriva il PR della serata cui gli anni trascorsi hanno giovato, come più spesso accade agli uomini che alle donne. La Barbara non l’ho mai persa di vista, per un anno di superiori e poi in compagnia, da ventenni e ora di sfuggita. Roberto è sempre uguale e di lui ricordo i tempi passati al centro estivo e una simpatia che, come spesso accade in quel periodo della vita, si manifesta con lo scherno. Con lui c’è Mario silenzioso e sardonico, come allora, anche se non avrei saputo dirlo. Di Roberta ricordo la fisicità nell’ora di ginnastica, i movimenti aggraziati, così in antitesi con i miei. E infine Tommy, anche non è il suo nome e tutti ci accorgiamo di non ricordarlo nemmeno, perché alle scuole medie, per qualche strano motivo che mi sfugge, ci si chiama per cognome. Ed è proprio da lì che cominciamo il nostro incontro, dall’usare nomi propri allora negati. Poi ricordi e aggiornamenti, notizie date e ricevute, i compagni trasferiti. Chi non ha più i genitori, chi ha figli, chi è sposato. Chi no. E chi non c’era, ma avrebbe dovuto esserci, chi ci sarà al prossimo incontro, chi invece non ci sarà più perché trasformata dalla vita e che la foto, poi, su Facebook, me l’ha fatta togliere.

Li guardo questi miei compagni e vedo cosa sono diventati. Qualcuno ha mantenuto le promesse, qualcuno le ha superate, nessuno le ha deluse. Guardo loro e non rivedo me nei loro racconti e non mi ritrovo com’ero, io che delle medie non ho quasi ricordi. Non so cosa facevo, chi frequentavo, se avevo un’amica del cuore se un amore. Frammenti di memoria, episodi, lampi, sensazioni. Forse una grande solitudine. E tra le tante cose che sono emerse in poche ore, quella che più mi ha colpita, è ricordare certi professori e i segni negativi che hanno lasciato su di noi, le etichette che ci cucivano addosso, che ci bollavano, che ci ferivano. Come ci vedevano, come li ricordiamo. La loro incuria, il menefreghismo, la superficialità, la violenza, a volte e non sempre psicologica. E anche se non tutti erano così, è dei peggiori che si parla perché sono quelli che lasciano i lividi e gli schiaffi si rammentano più delle carezze.

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Questo racconto partecipa all’EDS (Esercizi Di Scrittura): Non cosa ho veduto, ma come l’ho veduto (I 5 sensi), de La donna Camel assieme a:
Dario
Hombre
Lillina
Melusina

Informazioni su Pendolante

Pendolo dal 14 dicembre 2004. Per fare 43 km mi accontento di un’ora e tre mezzi di trasporto. Sono e faccio molte cose, ma qui sono solo una Pendolate. (Photos by Filippo Maria Fabbri)
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19 risposte a Foto di classe

  1. Melusina ha detto:

    Racconto di grande sensibilità, come è nel tuo stile. E poi la freschezza e la saggezza, che è così raro trovare insieme. Brava, sempre di più. Bacio.

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  2. ladonnacamell ha detto:

    Guardo loro e non rivedo me nei loro racconti e non mi ritrovo com’ero, io che delle medie non ho quasi ricordi.
    (E questo sarebbe un ripiego? Ha una metrica che sembra poesia!)

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  3. lillinachlillina ha detto:

    Mi è piaciuto molto il tuo racconto,, hai anche tu una dote quella di rendere facile e di adattare ogni storia quotidiana alla forza della tua penna, facendole prendere la direzione che vuoi. Sono sicura che della stessa circostanza saresti in grado di cavarne fuori altri dieci eds uno diverso all’altro.

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  4. Lotje ha detto:

    Bella storia! Grazie!

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  5. Giovanni Senile ha detto:

    Mi hai quasi messo nostalgia.
    Dico “quasi” perché le medie sono state un pessimo periodo (ma mi sembra di capire non solo per me).

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  6. Miss Fletcher ha detto:

    Che bella storia, una nostalgia che conosco bene.
    Brava tu, tanto.

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  7. Hombre ha detto:

    Io i compagni di scuola di elementari e medie li ho ancora tutti molto vicini, nel paese o dintorni. Li trovo a fare la spesa, in palestra, al bar, per strada, praticamente non ci siamo mai persi di vista. Mi ci vorrebbe un Asocial network per vedere di dimenticarne qualcuno.
    Bella esposizione, ma mi ha un po’ intristito 😦

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  8. Dario ha detto:

    Ho pochi ricordi anche io, ma per me è quasi sempre così… forse, aggiungo, anche poca curiosità 🙂

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  9. Paolo Cavazzuti ha detto:

    Brava, come sempre 🙂
    Le medie anche per me sono state un periodo strano, ricordo qualcosa, ma non troppo… e non ho emozioni particolarmente felici di quel periodo. Sono stato molto più fortunato alle superiori 🙂

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