USA Vs Russia

Mi è capitato, nei giorni scorsi, di leggere l’articolo Un treno americano, di Nathaniel Rich, sul numero di Internazione dedicato ai viaggi (n. 1011 del 2/22 agosto 2013). L’articolo mi ha colpita per diversi motivi: non solo le belle foto di Mark Peterson di treni per noi inimmaginabili, con tetti a vetrate panoramiche, poltrone girevoli, comodi tavoli e pulizia, ma anche le storie dei viaggiatori:

Se nel 2013 affronti un viaggio di 47 ore in treno, probabilmente hai un motivo insolito per farlo. […] I passeggeri dei treni a lunga percorrenza tendono a rientrare in quattro categorie. La prima é quella delle persone che si rifiutano di prendere un aereo per convinzioni religiose, per paura o per motivi di salute. La seconda categoria é quella degli appassionati di treni, comunemente noti come gerfs (che sta per glassy-eyed rail fans) o schiumatori, espressione coniata dai ferrovieri per le persone che si eccitano tanto a vedere un treno che gli viene la schiuma alla bocca. […] il calcolo [del prezzo del biglietto] cambia leggermente se si è costretti a comprare un biglietto di sola andata all’ultimo momento, e questo spiega perché una percentuale straordinariamente alta di passeggeri dei treni a lunga percorrenza sta scappando da qualcosa. Questa categoria [è] la terza […]. La quarta e più fragile categoria dei viaggiatori a lunga percorrenza: quelli che ripartono da zero.

Il treno di cui scrive Rich è il Sunset limeted che parte da New Orleans e arriva a Los Angeles in 47 ore. Non riesco nemmeno a concepirlo un viaggio in treno di quella lunghezza, considerando che Bolzano-Palermo si percorre in 18/21 ore, ma gli States non sono l’Italia e l’America  è un continente immenso e nel nostro immaginario questa vastità è amplificata dal mito del pioniere, conquistatore di terre lontane. Eppure anche in Europa le distanze percorribili in treno non sono uno scherzo, ma nelle nostre mappe mentali il vecchio continente ha confini più stretti di quelli reali. Per noi occidentali l’Europa ha il suo centro più o meno in Germania e finisce con la Polonia, tuttalpiù ci annettiamo la Romania. Ma le distese russe ci sfuggono. Le proporzioni di quelle terre, che sono Europa fino ai monti Urali, non le consideriamo. Un buon promemoria è il libro di Paolo Rumiz che sto leggendo, É  Oriente, e il suo viaggio in treno da Trieste a Kiev (ma anche da Berlino a Istanbul):

In Ucraina, nella stazione di Chop

[…] C’è solo un’immensa carta delle ferrovie dai Carpazi allo stretto di Bering. Occupa una parete intera, con migliaia di fermate scritte minuziosamente in carattere cirillici. Quella carta ti dice che lì comincia una rete infinita, vasta undici fusi orari, quindici repubbliche e trentadue compartimenti nazionali; una flotta ferroviaria immensa, la cui capacità di trasporto nell’89 era due volte e mezzo quella americana. Immense anche le locomotive: le mitiche Lugangsk, lente ma capaci di tirarsi dietro cinquantadue vagoni a otto assi ciascuno. Più potenti, dicono, persino delle vaporiere che conquistarono il Far West alla fine dell’Ottocento”.

Informazioni su Pendolante

Pendolo dal 14 dicembre 2004. Per fare 43 km mi accontento di un’ora e tre mezzi di trasporto. Sono e faccio molte cose, ma qui sono solo una Pendolate. (Photos by Filippo Maria Fabbri)
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6 risposte a USA Vs Russia

  1. psordi ha detto:

    Secondo la classificazione americana, noi pendolari italiani dovremmo ricadere nella categoria ‘schiumatori’. Di rabbia.

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  2. Miss Fletcher ha detto:

    Io ammetto di non amare tanto i treni, 47 ore le trovo inaffrontabili.
    Il libro di Rumiz dev’essere affascinante, tanto, mi piace il brano che hai riportato.

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    • Pendolante ha detto:

      Sto ancora leggendo il libro, ma davvero Rumiz sa come tenerti incollata alle pagine. Poi i suoi viaggi sono effettivamente insoliti per un comune mortale e presenta mondi geograficamente vicini, ma mai così lontani

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  3. stravagaria ha detto:

    Eppure questo viaggio di 47 ore mi affascina, trovi sempre argomenti interessanti.

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    • Pendolante ha detto:

      L’articolo racconta dei paesaggi incredibili che solo dal treno si possono ammirare e come sia impossibile, in un viaggio di 47 ore, non parlare con gli altri viaggiatori e scoprire storie personali. Una terapia di gruppo

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