Natale con soffritto

Spaghetti-aglio-olio-e-peperoncino-007[Racconto non pendolare]

Al maresciallo Cimino non era mai capitato un morto a Natale. Era quasi mezzanotte della vigilia quando la chiamata era arrivata in centrale a rompere la monotonia di una serata troppo tranquilla e troppo vuota di parenti e panettone con la glassa.

Quando arrivò nell’appartamento, l’unico a tavola era il morto, accasciato con la testa nel piatto dei fagioloni e la forchetta in una mano con ancora infilzata una fetta di zampone. Nella stanza echeggiava solo la risata isterica della moglie del defunto, appariscente, agghindata sessantenne che doveva aver visto tempi migliori ai quali non si rassegnava a guardare col binocolo. Accanto a lei la sbigottita figlia ventenne pareva non sapere se e come consolare la madre. I lunghi capelli tinti di biondo, gli zigomi rifatti, un vestito rosso come seconda pelle, al maresciallo ricordò la bambola di sua figlia, solo con un po’ di plastica in più.

Su una poltrona sedeva un vegliardo che si reggeva il mento col bastone, gli occhi svegli di chi è lontano dalla demenza, il corpo piegato di chi è lontano dalla gioventù. Era sicuramente il nonno, ma di chi ancora il maresciallo non lo sapeva decidere perché per età avrebbe potuto essere nonno pure di Noè. Accanto a lui, in piedi, in ossequioso contegno, la badante moldava non riusciva a distogliere lo sguardo dal morto che visto da quell’angolazione rivelava un ghigno di stupore cadaverico. Dal lato opposto della stanza, stravaccato sulla poltrona di pelle nera, con le gambe a penzoloni del bracciolo, stonava nel contesto un giovane rampollo dei bassifondi cittadini. I capelli gellati in una modesta cresta, le unghie dipinte di nero, uno stuzzicadenti tra le labbra, il giovane mangiava una barretta di cioccolato Kinder, indifferente all’accaduto. Era il fidanzato della figlia del morto e il maresciallo considerò che probabilmente il concetto di “vestirsi per l’occasione” gli era sconosciuto.

Per esperienza il maresciallo Cimino aveva imparato che la prima impressione, sul luogo di un delitto, è fondamentale per lo sviluppo delle indagini, ma quella volta gli parve di trovarsi in un film di Mel Brooks e per un attimo considerò l’ipotesi di essere vittima di una candid camera. Comunque si attivò come da prassi e con tatto fece spostare tutti nel salotto poi, dopo un’occhiata al morto, decise che il nero della lingua non era compatibile con la morte naturale, quindi chiamò il RIS e il Magistrato mettendo così in moto la macchina della giustizia. Intanto pensò di interrogare la famiglia perché come diceva suo nonno “la merda che puzza è quella raccolta fresca”.

La ricostruzione dei fatti apparentemente era semplice: la famiglia Stoppetti si trovava a tavola per la cena della vigilia. La cameriera aveva da poco servito i secondi quando il defunto, preso da strani spasmi, si era accasciato sul piatto, tale e quale a come il maresciallo lo aveva trovato. No, la badante non mangiava con loro, ma in cucina, con la domestica. Sì era la prima volta che Fulvio, il fidanzato di Giulia, era stato invitato a cena e no, decisamente al signor Stoppetti la cosa non faceva piacere ma gli era stata preannunciata con largo anticipo, quindi era preparato all’incontro. A quel punto, Luisa, la signora Stoppetti, non perse l’occasione per sottolineare che tra il marito e il genero non correva buon sangue e che certo il Fulvio ad educazione non brillava. Quest’ultimo, tirato in causa, ci tenne a sottolineare che nemmeno a lui quella cena garbava, ma la sua Giulia ci teneva e quindi si era presentato, ma siccome il signor Stoppetti lo aveva più volte trattato con sufficienza, aveva pure deciso di dare il peggio di sé. D’altronde era evidente che in quella casa di arricchiti un figlio del popolo non era ben accetto e certo, tanto pieni della loro boria, non sapevano valutare una persona se non per l’aspetto. «Ma poi cosa si aspetta da gente che compra i libri al metro?» concluse il Fulvio con soddisfazione. In effetti al maresciallo Cimino non era sfuggito l’ordinamento cromatico della libreria del soggiorno. A parte un intero ripiano della Selezione dal Reader Digest, spiccavano raccolte di libri venduti in edicola con i più diversi quotidiani; evidentemente gli Stoppetti non facevano distinzione tra La Repubblica e Il Giornale, pur di riempire la propria libreria, ma gli unici libri che sembravano portare i segni di lettura erano quelli delle collane dedicate ai gialli: I Noir nella Storia, Mondo Noir, Il giallo italiano, Noir Italia. Pare che il signor Stoppetti non leggesse altro ultimamente. Il maresciallo Cimino archiviò la notizia come interessante e proseguì accertando i rapporti tra i vari membri della famiglia e il defunto. Scoprì così che la figlia Giulia era una deliziosa bambolina da esibire alle cene in società, con l’intento di farne merce di scambio per acquisire il lustro di una qualsiasi delle famiglie altolocate cittadine, con un opportuno matrimonio. Per questo lei si era portata a casa Fulvio; per dispetto. Luisa invece si era rassegnata a una vita di tradimenti e indifferenza e la cosa non le dispiaceva per niente visto che il marito, quando si interessava a lei, era solito frugarle nei vestiti come dentro un pacco regalo di cui si stropiccia la carta senza riguardo e si getta il biglietto senza nemmeno leggerlo. Fu a quel punto che il vegliardo fece sentire la sua voce e accarezzando il fondoschiena della badante le chiese, sghignazzando, se anche lei veniva scartata per Natale.

Il maresciallo Cimino aveva fatto il pieno di informazioni e di disgusto e chiese di poter parlare con la domestica che si era rintanata in cucina. Appena la vide, sconvolta, in lacrime, fu certo che anche lei era stata un pacco dono per il signor Stoppetti. Le chiese chi avesse preparato la cena; la donna gli assicurò che da sei anni la cucina era il suo regno, ma, per quella vigilia, il signor Stoppetti aveva voluto preparare il soffritto per il baccalà in umido, il piatto preferito da sua moglie, ma che poi lei lo aveva usato per i fagioloni perché per il baccalà aveva la sua ricetta.

****

Un caso facile, in fondo. Era bastato aspettare gli esiti dell’autopsia per accertare che il signor Stoppetti era morto avvelenato e poche indagini avevano confermato che lui stesso aveva comprato il veleno per topi che lo aveva ucciso. Un caso facile, in fondo: un morto che voleva uccidere e che si era invece ucciso. Gran brutta sorpresa!

Quando il maresciallo Cimino raggiunse la famiglia per il capodanno, giù in Calabria, si lasciò alle spalle quella faccenda con l’amaro in bocca e, per la prima volta in tanti anni, volle preparare lui il soffritto.

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Questo racconto partecipa al faticoso EDS (Esercizi Di Scrittura) Natale in Nero dell’infaticabile La Donna Camel. Queste le regole:

  • Scrivi un racconto nero.
  • Ci mettiamo un po’ di cioccolato e una sorpresa.
  • Metti un particolare davvero originale.
  • Vietato usare: improbabile, intrigante. Recarsi è permesso con riserva.

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Informazioni su Pendolante

Pendolo dal 14 dicembre 2004. Per fare 43 km mi accontento di un’ora e tre mezzi di trasporto. Sono e faccio molte cose, ma qui sono solo una Pendolate. (Photos by Filippo Maria Fabbri)
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33 risposte a Natale con soffritto

  1. Niko ha detto:

    Bello, ma basta soffritto! 🙂

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  2. Melusina ha detto:

    C’è una seconda sorpresa: Pendolante in versione stravagante e spassosa. Che brava, veh.

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  3. Veronica Adriani ha detto:

    Bella lei. Sei riuscita persino a farmi andare a genio un genere che di solito rifuggo come la peste 😀 Mi pare di sentire fin qui la voce del nonno provolone (e, a pensarci bene, anche un po’ il profumo del soffritto…)!

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  4. stravagaria ha detto:

    Chi di soffritto ferisce…
    Brava Pendolante!

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  5. la donna camèl ha detto:

    Bravissima! mi associo al coro, di più!

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  6. Miss Fletcher ha detto:

    Brava, brava, brava Pendolante! Un racconto godibilissimo ed equilibrato.
    Ciao, vado, mi brucia il soffritto 😉

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  7. pendolo0 ha detto:

    Un soffritto pesantuccio… ci sarà stato troppo aglio forse! Ma adesso aspetto un giallo pendolare! 😉

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  8. lillinachlillina ha detto:

    Un’ altra che ti dice brava e che si accoda agli elogi. Anche per me scrivere gialli è stato difficile

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  9. Difficile scrivere in Noir. Io non ci sono riuscita.Brava.

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    • Pendolante ha detto:

      Ma nemmeno io ci sono riuscita. Ho solo raccontato una storia con un morto, col mio solito linguaggio. Hai tempo fino a martedì, amicacongliocchiali. Buttati sui vampiri che è ammesso dalle regole dell’eds 🙂

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  10. kermitilrospo ha detto:

    mi piace (come diconono su facebook) !!

    ….il soffritto un po’ meno però…

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  11. Dario D'Angelo ha detto:

    Da buona pendolante confermi la tua capacità di “guardare” 🙂

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  12. Giovanni Senile ha detto:

    Uff… ma si interrompe così all’improvviso.
    Qui ci sarebbe materiale per un libro intero!

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  13. Calikanto ha detto:

    Chi la fa l’aspetti! Bellissimo racconto con finale a sorpresa. Personaggi indimenticabili, compreso il malefico vecchietto dal quale non mi aspettavo tanta morbosa lascivia. Brava!

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  15. singlemama ha detto:

    non so se preferisco la bionda di plastica o il nonnino lascivo.
    al morto ben gli sta.
    però anch’io d’ora in poi il soffritto me lo faccio da me valà…

    brava!

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