Il Libro dei Perchè, di Gianni Rodari, raccoglie le risposte apparse sulle rubriche settimanali Il libro dei perché (agosto 1955 – ottobre 1956) e La posta dei perché (maggio 1957 – giugno 1958) del quotidiano L’Unità . “Il gioco dei perché è il più vecchio del mondo. Prima ancora di imparare a parlare l’uomo doveva avere nella testa un gran punto interrogativo”
Perchè quando vado in treno gli alberi corrono?
È il treno, che corre! Sei tu scappi via, e poi dai la colpa alle piante, poverette. Le piante stanno sempre ferme. E anche il capostazione, che dà tutte le partenze e invidia quelli che possono viaggiare. Gli voglio fare una canzonetta:Al capostazione
io porto rispetto
per via del berretto:
eppure mi fa compassione…
I treni, li vede
spuntare, li vede
spuntare, arrivare,
partire
dal primo marciapiede,
ma non può salire!
Non può, al finestrino,
salutare gli amci,
il bambino,
promettergli magari
un regalo straordinario.
Il capostazione, in fondo,
è l’uomo più sedentario
di questo mondo.
Gianni. Rodari. Il libro dei perché. Editori Riuniti. Illustrato da Emanuele Luzzati.
Strano che mia mamma, che mi regalava tutti i libri di Rodari, si sia fatta sfuggire questo…
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Chiediglielo ora 🙂
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Meraviglia! Grazie Pendolante, non l’avevo mai letta!
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Ce ne sono tante, alcune molto bel
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Ma sono l’unico a cui Rodari procura una certa tristezza? Mia moglie, rodariana convinta, non me lo perdonerebbe. Ma io, autodidatta cresciuto disordinatamente tra Kipling, Tex Willer, Stevenson, Capitan Miki, e, soprattutto John Ford fatico a credere che uno scrittore così normativo e poco propenso a scivolare dalla cronaca all’arcadia possa davvero stimolare le giovani menti.
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Normativo è normativo, ma non è che si crescono i figli a pane e Rodari.
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Beh, ha senz’altro influenzato una generazione di maestre e di conseguenza una generazione di (non) lettori.
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Io non ricordo di averlo “incontrato” a scuola, almeno non nell’insegnamento diretto, ma il fatto che sia diventata una lettrice confermerebbe la tua tesi. Tuttavia trovo poco scientifico un solo soggetto come campione. Raccogli prove.
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No, la scienza in questo campo la lascio ai pedagogisti, convinti di possederla. Per parte mia la penso così: http://books.google.it/books/about/Abbasso_la_pedagogia.html?id=mKIrAQAAIAAJ&redir_esc=y
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Allora mi arrendo, ma non senza vigliaccamente declinare ogni responsabilità: sai quanto della mia formazione è imputabile a tua moglie 🙂
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Neanche io, che sono cresciuta a pane e sussidiario, ho mai incontrato Rodari nel mio percorso scolastico. Eppure mi piace. Perché mi racconta con fantasia e parole bambine (primo grande pregio di questo scrittore) che posso liberarmi dai pensieri obbligati, che la mia testa è libera (secondo pregio notevole in tempi di omologazione – cioè sempre), che la guerra è una brutta cosa (la produzione di armi giocattolo è ancora una bella fetta di mercato), che posso ribaltare gli schemi, che tutti meritano rispetto… Ricordando che si rivolge ai bambini, che sono la fetta di umanità più sottomessa e vessata di tutte, mi sembra che sia una bella (permenente) rivoluzione. Normativo, forse, dal punto di vista adulto, non da quello bambino.
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Eh, ma questo è un colpo basso.
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Naturalmente mi riferisco al post di Pendolante.
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Bassissimo. Vele a dire: veditela con lei. Io mi defilo 😉
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