Philip Roth. Goodbye, Columbus. Einaudi (Super ET), 2012
La mattina seguente trovai parcheggio in Washington Street, proprio davanti alla biblioteca. Poiché ero in anticipo di venti minuti decisi di fare un giretto nel parco, invece di attraversare la strada per andare al lavoro; non ci tenevo particolarmente a raggiungere imiei colleghi, che a quell’ora erano – sapevo – nella sala rilegatura a bere il primo caffè del mattino, avendo ancora addosso l’odore di tutte le aranciate che si erano sorbiti nel weekend ad Asbury Park. Mi sedetti su una panchina a guardare lontano, verso Broad Treet e il traffico mattutino. I treni dei pendolari di Lackawanna arrivavano rombando a qualche isolato di distanza verso nord, e mi sembrava di poterli sentire: i vagoni verdi pieni di sole, vecchi e puliti, con i finestrini che si aprivano completamente. Certe mattine, per passare il tempo prima dell’apertura della biblioteca, mi spingevo fino ai binari per vedere arrivare i finestrini aperti che avevano sui davanzali gomiti di vestiti tropicalu e angoli di borse, proprietà degli uomini d’affari che venivano in città da Maplewood, dalle Orange e dai sobborghi più lontani.
[pag. 28-29]
Questo è un libro che non conosco, però l’occhio mi è caduto subito sul fantastico bottoncino a forma di locomotiva! 🙂
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Il bottoncino l’ho usato per chiudere una piccola confezione di segnalibri con le testate del blog. Lo trovi anche sugli altri libri di questa rubrica. Un vezzo
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Mannaggia, vuoi dire che me lo sono fatto scappare le volte scorse? Mi auto infliggo punizione severissima! 🙂
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Bianco non è facile vederlo 😉
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Fantastico e complesso Roth
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Concordo
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…i vagoni verdi pieni di sole.. bell’immagine 🙂
Ciao Pendola e grazie per aver condiviso questo 🙂
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Un’immagina di chi li vive da fuori 🙂
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🙂
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