Elena Ferrante. L’amore molesto. E/O (tascabili), 2008.
Con quell’abito lei era partita in fretta, agitata dope le rivelazioni di mio padre, sospettosa, timorosa di essere ancora spiata. Con quell’abito il corpo di Amalia aveva sfiorato Caserta, quando le si era seduto accanto all’improvviso, in treno. Avevano un appuntamento? Ora li vedevo insieme, mentre si incontravano nello scompartimento, appena fuori dalla sguardo della De Riso. Amalia ancora slanciata, sottile, con la sua pettinatura antiquata; lui alto, asciutto, curato: una bella coppia anziana. Ma forse tra loro non c’era alcun accordo; Caserta l’aveva seguita sul treno di sua iniziativa, le si era seduto accanto, aveva cominciato a parlarle accattivante come pareva capace di essere. Del resto, comunque fossero andate le cose, dubitavo che Amalia contasse di presentarsi a casa mia con lui: forse Caserta si era solo offerto di farle compagnia durante il viaggio, forse per strada lei aveva cominciato a raccontare delle nostre villeggiature, forse, come la cpiatava negli ultimi mesi, aveva cominciato a smarrire il senso delle cose, a dimenticarsi di mio padre, a dimenticare che l’uomo che le sedeva accanto era ossessionato da lei, dalla sua persona, dal suo corpo, dal suo modo di essere, ma anche da una vendetta sempre più astratta, sempre meno concretizzabile, puro fantasma tra i tanti fantasmi della vecchiaia.
[pagg. 160-161]
Il gas bruciava nella notte sui pinnacoli delle raffinerie. Viaggiai su un diretto lento come un’agonia, dopo aver cercato e trovato uno scompartimento illuminato, senza passeggeri immersi nel sonno. Volevo che, se non l’intero treno, almeno il mio sedile mantenesse una sua consistenza. Trovai posto insieme a ragazzi sui vent’anni, reclute di ritorno da una breve licenza. In un dialetto quasi incomprensibile esibivano a ogni frase un’aggressività atterrita. Avevano perso il treno che li avrebbe portati puntuali in caserma. Sapevano che sarebbero stati puniti e avevano paura. Ma non lo confessavano. Progettavano invece, tra grida e sghignazzi, di sottoporre gli ufficiali che li avrebbero puniti a umiliazioni sessuali d’ogni tipo. Le collocavano in un futuro indeterminato e, nell’attesa, le descrivevano senza risparmio. Sostenevano, rivolgendosi a me, ma di sbieco, che non avevano paura di nessuno. Ogni volta mi lanciavano sguardi più sfrontati. Uno di loro cominciò a rivolgermi la parola direttamente e a offrirmi birra dalla lattina a cui aveva bevuto. Ne bevvi. Gli altri sghignazzavano senza riuscire a contenersi, addossandosi gli uni agli altri coi corpi contratti dal riso represso e poi respingendosi con forza, paonazzi.
[pagg. 173-174]
Bellissimo…
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Un libro duro da leggere per i contenuti, ma scritto magistralmente.
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Concordo.
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Coincidenze su coincidenze tra me e te nei tuoi ultimi post… si dà il caso che anche il mio ultimo sia su questo libro… 😉
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Davvero? Non l’ho ricevuta la mail di notifica… corro a vedere
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Di questa autrice ogni tanto trovo traccia sui blog, devo decidermi a leggerla!
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Anche a me succede di inseguire autori
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Io sto leggendo la saga de “L’amica geniale” e sono innamorata della scrittura di questa autrice. Leggerò senz’altro anche questo. Grazie per l’assaggio…
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È molto tempo che mi hanno consigliato i tre libri dell’amica geniale. Prima o poi li leggerò
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Ti cattureranno!
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Prendo nota, grazie 🙂
Buon fine settimana
Ondina
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Anche a te
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