Singolarità di una ragazza bionda (Singularidades de uma rapariga loura). Coproduzione di Portogallo, Francia, Spagna, 2009. Film di Manoel de Oliveira. Tratto da una novella di Eça de Queiroz (giornalista, diplomatico e scrittore morto nel 1900)
- Soggetto: Eça de Queiroz
- Sceneggiatura: Manoel de Oliveira
- Fotografia: Sabine Lancelin
- Montaggio: Catherine Krassovsky e Manoel de Oliveira
- Musiche: Henri Maïkoff
- Scenografia: Christian Marti e José Pedro Penha
- Costumi: Adelaide Trêpa
La vicenda narrata in questo film non ha a che fare coi treni, ma il protagonista la narra ad una sconosciuta compagna di viaggio ferroviario, seguendo l’antico proverbio portoghese: «O que não contas à tua mulher, o que não contas ao teu amigo, conta-o a um estranho, na estalagem» (Ciò che non diresti mai a tua moglie o a un amico raccontalo a uno sconosciuto alla locanda). La prima sequenza del film, coi titoli in sovrimpressione, vede il controllore obliterare i biglietti di tutti i passeggeri del vagone. La sequenza finale riprende il treno che corre sui binari. Il problema è che io non ci sono arrivata alla fine. Non sempre sono così eroica da resistere per tutta la pellicola e sarà che Oliveira ha girato questo film all’età di 101 anni, sarà che la storia è dichiaratamente d’altri tempi, anche se ambientata nel Portogallo contemporaneo, l’ho trovata di una lentezza esasperante. Il cortocircuito tra modernità e temi ottocenteschi è troppo per me. A voi l’ardua sentenza.
Trama
Un antico detto della Galizia afferma che ciò che non si rivelerebbe mai né alla propria moglie né al migliore amico può essere detto a un estraneo. È quanto fa il giovane Macário in viaggio in treno verso l’Algarve. Rivolgendosi a una sconosciuta compagna di viaggio le rivela la sua triste storia. Lavorando nell’ufficio dello zio Francisco a Lisbona aveva notato una giovane fanciulla che si affacciava alla finestra del palazzo di fronte muovendo con grazia un elegante ventaglio cinese. Innamoratosene rapidamente il giovane aveva chiesto allo zio il permesso per sposarla ottenendone un diniego. Abbandonata la vita agiata aveva accettato un incarico commerciale che lo aveva rimesso in sella economicamente. Ora poteva davvero aspirare al matrimonio. Ma qualcosa lo impedirà.
Interpreti
- Ricardo Trêpa: Macário
- Catarina Wallenstein: Luísa Vilaça, la ragazza bionda
- Diogo Dória: zio Francisco
- Júlia Buisel: la madre di Luísa
- Leonor Silveira: la signora del treno
- Paulo Matos: l’uomo col cappello
- Filipe Vargas: un amico
- Carlos Santos: il cassiere
- Luís Miguel Cintra: se stesso
Beh, anche i treni sono lenti a volte 😉
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La lentezza non è negativa di per sé, in un film non lo è sempre.
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E se non ce l’hai fatta tu… Tra l’altro è un film di cui non ho mai sentito parlare e non credo lo passino spesso in tv…bisognerebbe proprio mobilitarsi per trovarlo! 🙂
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io, invece, l’ho trovato talmente splendido che poche sere dopo ho trascinato amici al “Mexico” di Milano e me lo sono rivisto, trovandolo ancora più delizioso, singolare, mirabilmente unico
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Non so, come ho detto non l’ho visto fino alla fine, ma forse nemmeno a metà. Magari mi sono persa un capolavoro. Ai tuoi amici è piacouro?
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No, guarda, a 20 anni, quando frequentavo coraggiosamente ardite retrospettive di cinema bulgaro sottotitolato in francese (o viceversa) ho visto per intero Francisca, considerato uno dei capolavori assoluti di De Oliveira. Quasi tre ore di camera fissa e dialoghi da romanzo ottocentesco. Ne sono uscito segnato per la vita, soprattutto dalla discussione postfilm durante la quale ho rischiato il mio equilibrio psicologico (all’epoca mi scaldavo ancora per queste cose). Quindi ammiro la tua dedizione ma non guarderò questo film nemmeno dietro compenso in denaro.
“Il cinema migliore è quello in cui l’azione è lunga e i dialoghi brevi.”
John Ford
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Ho passato anche io quella fase, ma non mi sono spinta così in là.
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