Vite in viaggio: Il ragazzo avvelenato

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L’Avvelenata a casa sua era un inno di famiglia, da mano sul cuore. A tre anni già la cantava, storpiandone le parole che solo molto più tardi iniziarono ad avere un significato, e ancora dopo, le strofe, un senso compiuto. Di tutto il brano “mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d’un cantante” era quello che più lo aveva segnato. Una carriera scolastica impeccabile doveva portarlo a quell’unico risultato. E tra la commozione dei suoi genitori si era portato a casa una laurea in lettere moderne. “Il primo che ha studiato”. I guai erano iniziati dopo, con la ricerca di un lavoro in cui spendere quel pezzo di carta, la fatica di una vita, anche se breve, l’orgoglio suo e della famiglia. L’inutile tentativo di restare nell’ambiente universitario, i concorsi, i soliti lavori a termine, poco qualificati e poco pagati. Le sue certezze andavano in frantumi una dopo l’altra, ma lui continuava a cantare, anche se Guccini lo aveva abbandonato da un pezzo. E sentendolo cantare un amico gli disse di provare. C’erano le audizioni per uno di quei reality che promettono di lanciarti nel mondo discografico e lui ci era andato. Così, un tentativo come un altro.
Aveva superato la prima e poi la seconda audizione e si era ritrovato a crederci. Ma per le prime registrazioni televisive gli avevano chiesto un cambio di look e lui aveva abbandonato il maglioncino e il jeans stirato per qualcosa di più consono e si era trovato dentro abiti non suoi, ma comodi. Aveva passato indenne, una dopo l’altra, le eliminazioni e ora si avvicinava alla finale, sognando un incredibile futuro mai cercato. Perché forse, oggi, un cantante vale più di un laureato.

Informazioni su Pendolante

Pendolo dal 14 dicembre 2004. Per fare 43 km mi accontento di un’ora e tre mezzi di trasporto. Sono e faccio molte cose, ma qui sono solo una Pendolate. (Photos by Filippo Maria Fabbri)
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16 risposte a Vite in viaggio: Il ragazzo avvelenato

  1. chapeau.
    p.s. l’incipit è vagamente autobiografico, per caso? 😛

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  2. stravagaria ha detto:

    Mi sa che hai ragione, ma anche gli chef non scherzano di questi tempi 😉

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  3. giuliacalli ha detto:

    Sembra proprio di vederlo, lo sguardo tagliato perso fuori dal finestrino, fra il “chi me l’ha fatto fare” e il “forse ce la farò”. Bel modo di costruire la storia 🙂

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  4. Miss Fletcher ha detto:

    E mentre ti leggevo ho visualizzato un libro, parole e immagini, dal titolo Vite in Viaggio.
    Eh, perché no? Sempre più brava Katia, complimenti.

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  5. Lisa Agosti ha detto:

    Sicuramente vero, soprattutto per certe lauree! 🙂

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  6. Marco ha detto:

    “Vite in viaggio” è la mia rubrica preferita ☺

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  7. Tratto d'unione ha detto:

    Ma se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso. Mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino e poi sono nato fesso.
    Amo Guccini

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