Spazio vitale

Teste. Chinate su libri o giornali, più spesso su dispositivi elettronici di vari formati. Con auricolari. Reclinate, adagiate in pose plastiche d’immersione nel sonno. Raramente, teste rivolte agli altri passeggeri.
Nella costrizione di spazio condiviso, in pochi centimetri quadrati – a testa – aderire all’altro è quasi inevitabile: gomito a gomito, ginocchia a ginocchia, spalla a spalla. Fuggire contatti visivi è l’unico modo di preservare la propria intimità. Il treno, come un ascensore orizzontale, costringe alla promiscuità. I pendolari, forti d’abitudine, sguazzano tranquilli nel mare di corpi, ognuno con le proprie strategie di sopravvivenza. È il viaggiatore occasionale e sprovveduto che boccheggia. Si volge verso l’esterno, a fissare un paesaggio in movimento; il finestrino, in mancanza di specchi, è unica via di fuga dall’invasione dell'”altro”.