Il ciclista pendolare

2015-06-09_14.36.32Fra la mandria pendolare radunata in stazione ogni mattina, ci sono individui che si distinguono per eroismo o incoscienza, a seconda della prospettiva. Sono i ciclisti pendolari, una sottospecie ecologicamente modificata del normale viaggiatore abituale.
Il ciclista pendolare non si accontenta di abbandonare l’auto per i suoi spostamenti quotidiani, ma vuole assicurarsi che nessun mezzo pubblico, una volta arrivato a destinazione, debba inquinare l’ambiente per portarlo al lavoro con l’aggravante di accumulare (altri) minuti di (inevitabile) attesa, ritardando la timbratua cartellino . C’è chi vocifera malignamente che la libera pedalata gli permetta di sfogare rabbia e ansia accumulata nella sua esperienza ferroviaria quotidiana, ma l’ipotesi non è avvalorata considerando che ci vorrebbe un pista ciclabile di parecchi chilometri per raggiungere lo scopo ed è improbabile che se ne trovi una prima di arrivare in Trentino.
Esistono diverse razze di ciclista pendolare: 
Il prudente affida la custodia del suo velocipede ad un deposito a pagamento nei pressi della stazione e lì la ritira ogni mattina una volta sceso dal treno. I custodi di questi depositi sono spesso anche meccanici certificati, quindi la sua bicicletta è sempre in perfetto stato.
Lo scommettitore lascia invece la sue due ruote nelle rastrelliere esterne alla stazione e non sa mai cosa troverà il giorno dopo. Ogni mattina lo scommettitore si avvia verso l’ignoto chiedendosi se ci sarà ancora la bicicletta e, nel caso, quali e quanti pezzi mancheranno all’appello. Essendo il velocipede abbandonato alle intemperie, urti e saccheggi, avrà spesso l’aspetto di di un monco catorcio arrugginito, ma pur sempre circolante (se gli lasciano le ruote).
L’ardito, o feticista delle due ruote, è quello che preferisco. Mai abbandona il suo mezzo e contro ogni legge della fisica riesce a caricarlo e stiparlo sul treno, pagando pure un biglietto supplementare, raccogliendo improperi dagli altri pendolari che si trovano spesso abiti imbrattati dalle ruote o manubri conficcati nel costato. La mitologia ferroviaria vuole che esistano vagoni dedicati al trasporto biciclette, ma nessuno ne ha mai visto uno. L’ardito posteggia quindi il velocipede sulla piattaforma di salita rimanedo, fedele, seduto sui gradini o sul sedile a scomparsa sotto il finestrino. Alcuni preferiscono legarla al palo (a cui già sono aggrappati 5 pendolari), ma non è raro vederli seduti nel vagone col collo teso ad ogni fermata per assicurarsi che chi scende non la scambi per un omaggio di Trenitalia. La moderna tecnologia è venuta in contro alle esigenze del feticista studiando biciclette prêt-à-porter, pieghevoli e richiudibili, caricabili comodamente anche sulle cappelliere. Da estrarre alla bisogna e aprire una volta usciti dalla stazione, anche se, inspiegabilmente, molti ciclisti preferisco adempiere a questo compito appena scesi dal treno, sulla banchina, subendo poi l’ingombro della bicicletta in tutta la sua estensione per le scale del sottopassaggio (e di nuovo le reni e il costato dei pendolari urlano vendetta).
Famoso è rimasto il caso del capo treno che ha multato una coppia di tedeschi perché, salti con un tandem, avevano pagato un unico biglietto per un mezzo con doppio seggiolino…
Questo post è dedicato ad Ammenicolidipensiero, feticista del pedale, e a tutti quelli della razza sua, eroici condottieri di due ruote su rotaie.

Informazioni su Pendolante

Pendolo dal 14 dicembre 2004. Per fare 43 km mi accontento di un’ora e tre mezzi di trasporto. Sono e faccio molte cose, ma qui sono solo una Pendolate. (Photos by Filippo Maria Fabbri)
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42 risposte a Il ciclista pendolare

  1. stravagaria ha detto:

    Visti gli incidenti con le manopole, direi che tu appartieni agli scommettitori… 😉

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  2. Martina Ramsauer ha detto:

    Mi sorprende che non ci sono i vagoni proprio per le bici!

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    • Pendolante ha detto:

      Qualche treno in realtà li ha, in testa o in coda, ma spesso vengono mal segnalati e ti puoi trovare in fondo al convoglio per scoprire che devi andare in testa, oppure sono vecchi Regionali e devi comunque issare la bici su per tre gradini ripidi… insomma, molti salgono dove capita

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    • è un’anomalia italica. si possono portare, paghi il biglietto, ma non hai il posto in cui metterle. quello che a me sembra assurdo è che non progettino lo spazio sui treni nuovi: basterebbero tre ganci per appenderle sacrificando 4 sedute, non molto considerando quanto verrebbero utilizzate e il fatto che si vada sempre più nella dorezione di una mobilità ecologica. questa è pura ottusità mentale…

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  3. DeathEndorphin ha detto:

    Io ho visto autisti di autobus lunga percorrenza cittadina in tratti in salita e senza ciclabile non far salire gente con la bici..non mi stupisco della multa.
    Io comunque mai viaggiato in bici ma apparterrei alla categoria degli arditi!

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  4. tiZ ha detto:

    beati voi, che potete. da noi la bici è relegata al fine settimana o alle prime luci dell’alba.

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    • Pendolante ha detto:

      Io due pedalate al giorno riesco a farle, anche se solo nella tratta stazione-lavoro

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    • flapane ha detto:

      …e, forse, neanche ai fine settimana come puro mezzo di svago, visto il numero di joggers e “passeggiatori” incivili che non sono in grado di comprendere i cartelli stradali ed a cosa serva quella striscia di asfalto, ed occupano quegli unici 3km in croce di ciclabile (nonostante a loro disposizione vi siano marciapiedi ed una larga strada a disposizione), o di auto e motorini che parcheggiano davanti ai varchi di quella in zona stadio.
      Mi è bastata una tua frase, per indovinare la tua provenienza. Altro che ciclo-pendolarismo, e vagoni coi ganci per bici. 😛

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      • Pendolante ha detto:

        L’inciviltà regna sovrana. I pedoni non ne sono esenti. Ricordo che una ventina d’anni fa giravo per Berlino senza sapere cosa fosse una ciclabile. Mi trovai quasi travolta dai ciclisti che giustamente mi insultarano. Notai solo in quel momento la divisoria tra il lato pedonale e quello ciclabilr.
        Qual’è la frase?

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        • flapane ha detto:

          In generale, l’intero commento “beati voi, che potete. da noi la bici è relegata al fine settimana o alle prime luci dell’alba” tradisce un indizio che solo un altro concittadino può afferrare al volo. Infatti, andando sul suo interessante sito… taaaaac, ho avuto la conferma. 🙂
          Penso che le scampanellate in centro-nord Europa, siano un… trauma di iniziazione che tutti, prima o poi, sono costretti a sperimentare (anche perchè, agli occhi di un turista poco esperto, talvolta la ciclabile appare poco segnalata).
          Giustamente, hanno a disposizione un loro “spazio vitale”, non vogliono farsi male, non vogliono farti male, e gradiscono che questo sia rispettato sia dal pedone, che dal SUV mimetico di Lapo.
          Forse, più delle scampanellate, mi ha colpito ancora di più la selva di bici, che a Copenhagen aspettano che il semaforo diventi verde (mentre le auto si spengono automaticamente col sistema START-STOP). Semplicemente impressionante, mai visto ed immaginato nulla di simile.

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        • flapane ha detto:

          La speranza è quella, per tante ragioni.
          Insomma, se ci si riesce a Siviglia (con tutto il rispetto per la bella Andalusia), c’è più di una buona ragione, per molte città italiane, di avere speranza. 🙂

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      • tiZ ha detto:

        Ehhehe 🙂

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  5. Miss Fletcher ha detto:

    L’ardito è a dir poco commovente, cara Katia!
    Secondo me i pedalatori apprezzeranno molto questo omaggio, bravissima!

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  6. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 02.07.15 | alcuni aneddoti dal mio futuro

  7. meraviglioso. ti adoro 🙂
    sai già a quale categoria io appartenga e, confesso, non ho proprio feeling con quei monopattini pieghevoli a pedali ( non chiamiamole biciclette!).
    ho sempre lasciato la bici a milano ma quest’anno, complice l’accompagnamento a scuola del pargolo, portando la bici sul treno, come si suol dire “ho visto cose che voi umani…” 😛

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  8. ginevra ha detto:

    lo sai che sto per comprarmi un monopattino?

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  9. sabato83 ha detto:

    Bellissimo questo post! Io tra un annetto ritornerò ad essere pendolare, e non nego che più di una volta ho pensato all’utilizzo della bicicletta per gli spostamenti dopo mezzo pubblico. Magari mi unirò anche io alla razza del ciclista pendolare. Magari con una bicicletta elettrica, o per comodità una di quelle pieghevoli…

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  10. Marco ha detto:

    C’è la possibilità neanche tanto remota che io entri a far parte degli arditi non appena chiuderanno per lavori un quarto della tratta :S

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  11. quarchedundepegi ha detto:

    Hai scritto un bell’articolo.
    Credo che, in ultima analisi si possa fare questa considerazione: “Perché, anche da parte delle ferrovie non si instaura l’esistenza di una maggiore educazione e un maggior rispetto?”
    Perché, mi chiedo, devono essere tutti furbetti?
    Buona notte.
    Quarc

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  12. Pingback: ciclofficine popolari e meccaniche divine | ammennicolidipensiero

  13. tramedipensieri ha detto:

    Da noi poche bici da sempre… 😦 e non perché i mezzi pubblici funzionino a meraviglia.
    buona giornata 🙂

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