Cervelli di ritorno

Un viaggio in treno occasionale, un incontro fortuito da mettere a frutto. S’aggiornano i due sulle rispettive vite, le colorano col dialetto modenese, ne tinteggiano sfumature che l’italiano non restituisce.

“E tuo figlio, è sempre in Francia?”

“Macché! È tornato. Senza fidanzata e senza lavoro.”

“Ma dai!?”

“Heee… La prima l’ha persa per volontà di lei, il secondo per volontà sua di lui…

“Ma non faceva l’ingegnere? Come si dice oggi? Un cervello in fuga….”

“Era meglio se continuava a scappare! Si era sistemato bene, ma cal cajaun” [quel coglione] ha mollato tutto per fare il mio mestiere… Che mi fa anche piacere da un lato eh, ma le tribolazioni le so io… Poi, guarda, mi piaceva anche andare in Francia. Gli ultimi due natali li abbiamo passati coi piedi sotto il tavolo coi miei ex consuoceri… Che gliela spiegavo io, col mio francese di scuola, la differenza tra i vini: ce ne sono di due tipi, quelli buoni e quelli poco buoni! Però c’è da dire che adesso ha una morosa [fidanzata] qui vicino. Abita in provincia, in campagna, e mi porta anche le uova appena fatte…”

“Mica male allora, dai… una a chilometri zero”