Prima tratta: Modena-Bologna. Frecciarossa.
In 15 minuti di viaggio ho giusto fatto in tempo a far alzare una ragazza due volte per farmi sedere. Il suo cellulare, in carica sul tavolino, al secondo passaggio si stacca di prepotenza dal cavo e cade a terra infilandosi sotto il sedile. La ragazza, in gonnellina chiara e calze sottili, tenta di recuperarlo senza toccare il pavimento, ma Murphy insegna che se esiste un recesso accessibile nelle profondità del treno, è lì che il telefono si è rintanato. Così mi offro di recuperalo, forte dei jeans che non temono sporcizie (!). Ed eccomi su un Frecciarossa a rovistare sotto il sedile a “cul buson”, termine dialettale politica scorrect di cui credo non dover spiegare il significato. Tranquilli: mio marito mi guardava le spalle.
Seconda tratta: Bologna-Venezia. Regionale Veloce
A parte che era meglio invertire il mezzo con quello della prima tratta, ma questo offriva la casa (FS), il sole, procedendo, ha lasciato il posto alla nebbia dando al viaggio un tono più nostalgico. Attenzione focalizzata su post di altri. Ma uno sguardo costante alla ragazza tatuata con ai piedi una versione moderna, total black, degli zoccoli olandesi. Non riesco a decifrare il tatuaggio sull’avambraccio sinistro. Bianco e nero. Bello. Poi alza il telefono e fotografa la nebbia dal finestrino e io lei.
Ritardo di 20 minuti. Coincidenza per Trieste persa.
Terza tratta: Venezia Mestre-Trieste. Pagato un Frecciarossa, preso un Regionale.
Il vagone risuona degli ansimi da corsa dei viaggiatori scesi dal precedente regionale in ritardo. Una sinfonia notevole. In diversi regionali accenti tutti lamentando il ritardo. L’ora dei pendolari è passata da un pezzo, si viaggia larghi, in silenzio, tranquilli. Una fila avanti un tizio ha aperto un manuale con immagini di ecografie. La donna dalla valigia rossa legge un tomo di grande dimensioni. È alle ultime pagine. Non c’è verso di scoprirne il titolo. Finito il libro lo ripone in borsa e al suo posto prende un intonso Angeli e demoni di Dan Brouwn. Non so come si passi da un libro all’altro così rapidamente. Io ho bisogno di sedimentare. Intanto abbiamo accumulato altri 15 minuti di ritardo. A volte la mobilità sostenibile ti mette alla prova.
Hai fatto venir voglia di prendere un treno e mettersi in viaggio, porsi una meta (Trieste è perfetta) ed attraversare la penisola in tante tratte respirando le atmosfere che hai saputo ben evocare tu. Belle le foto, bello il diario di viaggio. 🙂
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Il viaggio è un piacere quanto la meta
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Vero
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trieste è meravigliosa. buona gita!
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Non è proprio una gita… Diciamo che ha a che fare anche con questo blog, le tratte ferroviarie abbandonate e un documentario. Non anticipo altro
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😮 woooooooooooow…
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Già già già già … non sai quanto già 😀
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Home, sweet home. Col mutuo o senza.
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Insomma … un’avventura!
Tre situazioni diverse a bordo treno che hai raccontato e illustrato benissimo, viene proprio voglia di salire sul primo treno …
Bravissima, come sempre!
Buon fine settimana, un abbraccio da Affy 🙂
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Week end triestino dunque! Bene, allora darò un’occhiata a fb che magari ci scappa qualche foto 😊
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Qualcuna la sto mettendo, ma non è che Trieste si riconosca molto. Sai, amo i particolari 🙂
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Allora? ???? È pronto il super progettone???
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Pronto per il via!
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l’alternativa San Felice sul Panaro – Verona – Trieste non era più comoda?
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nemmeno sapevo esistesse 🙂 mettendo però come partenza Modena…
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mettendo però come partenza Soliera …
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soliera crevalcore verona trieste
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🙂 al prossimo viaggio ci proverò
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