[Cartaresistente] Città raccontate: Modena n. 3 (Città sulle acque)

Sollevando la copertura dello scooter parcheggiato nel cavedio di un palazzo del centro storico, trovai un ratto che intendeva farsi il nido nel sellino. In un solo giorno lo aveva del tutto eviscerato. Non ne sono sicura, ma credo che, tra i due, lo spavento più grosso lo presi io; quello semplicemente si gettò sull’acciottolato e si infilò nel buco che vi aveva scavato, sparendo nel sottosuolo. Poco tempo dopo, un suo cugino, decise di attraversarmi la strada nel chiostro del settecentesco palazzo dei musei, infilandosi tra due pietre tombali romane. Non che i ratti siano prerogativa modenese, ma certo qui hanno vita facile, considerando che possono godere di un intero mondo sotterraneo fatto di canali interrati, anzi, voltati, con volte ad arco a tutto sesto in mattoni, di cui rimane memoria nei nomi ereditati delle strade sovrastanti.

Se si potesse seguire l’amico ratto nei suoi percorsi sotterranei, itinerari tramandati da generazioni di roditori, si farebbe un salto indietro nel tempo. Si potrebbe percorre il canale Modonella fino a immettersi nel tratto finale di Canal Grande; oppure seguire il percorso del Terraglio e confluire nel canale d’Abisso, quasi parallelo a Canal Chiaro e magari incappare nei resti di qualche opificio, perché ogni corso d’acqua aveva il proprio: filatoi, frantoi, torni, segherie, polverifici. Magari il buon ratto ci porterebbe all’esatta ubicazione del canale della Zecca, mai raffigurato nelle carte antiche per questioni di riservatezza, considerando che le sue acque azionavano presse per coniare monete. E se non si avesse troppo timore di insudiciarsi, si potrebbe seguire la pantegana lungo il canale della Cerca fino alla Casa delle acque, luogo nel quale confluiscono tutti i canali cittadini per gettarsi nel Naviglio e permetterne sempre la navigazione. E lì, finalmente, si alzerebbe la testa dai cunicoli angusti per trovarsi nello spazio ampio della vecchia darsena che serviva il Palazzo Ducale degli Estensi e, grazie a loro, tutta la città. Niente di più facile che il topo che stiamo seguendo sia discendente di qualche ratto ferrarese, lombardo o veneziano, visto che sul Naviglio da lì arrivavano merci, uomini e roditori. E chissà che le leggende famigliari del nostro ratto non raccontino di ore felici trascorse in quella grande piscina all’aperto che era la Pescheria ducale, scavata proprio in quella zona e chiusa poi, sarà più di un secolo almeno, a causa dei fastidiosi raduni di roditori.
L’acqua ai modenesi non è mai mancata, semmai è stata in eccesso e molte cose ci ha portato: le preistoriche Terramare, i Romani, una terra fertile da coltivare, pozzi potabili per resistere agli assedi, vie di fuga dai nemici, risorse idriche per l’industria antica e moderna, scambi commerciali, esondazioni e inondazioni, una toponomastica ricca di “canali”, un consorzio di bonifica e i ratti.
E se qualcuno avesse ancora dubbi sull’umidità di Modena e sulle sue origini palustri, gli basti leggere ciò che scriveva Luigi Zanfi, giornalista e umorista che spiegava, in dialetto modenese: “Modna l’è neda in di padòi, bastèva piantèr in tèra un cavéc per fer ‘na funtanèina; alora i mudnés, anch per via dal decoro, al post di cavéc i tachén a druvèr la trivéla per fer di pàz”*.
Non a caso nello stemma cittadino appaiono anche due trivelle incrociate accompagnate dal motto Avia Pervia: la città sulle acque ha reso facile la strada più difficile: far sgorgare acqua trivellando il suolo.

*Modena è nata nei Paduli [zona paludosa di acque sorgive] bastava piantare in terra un bastone per fare una fontanella; allora i modenesi, anche per il decoro, al posto dei bastoni adoperavano le trivelle per fare dei pozzi.

Fotografia di Filippo Maria Fabbri


Cartaresistente ha chiuso a gennaio 2018 e tutti i contenuti sono stati eliminati. Una perdita per molti visto la qualità degli scritti e delle immagini e le collaborazioni più o meno illustri che avevano fatto di Cartaresistene un punto di aggregazione per molti blogger. Ringrazio Nando e Davide per avermi accolta tra i loro autori e ripropongo qui i miei scritti perché conservarne memoria.

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Pendolo dal 14 dicembre 2004. Per fare 43 km mi accontento di un’ora e tre mezzi di trasporto. Sono e faccio molte cose, ma qui sono solo una Pendolate. (Photos by Filippo Maria Fabbri)
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9 risposte a [Cartaresistente] Città raccontate: Modena n. 3 (Città sulle acque)

  1. stravagaria ha detto:

    Questi racconti su Modena mi piacciono molto! 😊

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  2. cinziarobbiano ha detto:

    Che bel racconto. E che peccato aver perso i contenuti di Cartaresistente 😦

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  3. ti prego inzia a scrivere port in mondenese, ti prego ti prego ti prego!!!!

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