Un forte odore dolciastro passa sulla banchina in una scia quasi visibile dall’intensità. Un segugio andrebbe a naso, ma date le mie limitate capacità olfattive di un essere umano, tocca girarsi alla ricerca della fonte di quell’aroma che, inconfondibilmente, proviene da una pipa. L’uomo se ne sta appoggiato alla ringhiera delle scale che portano al sottopasso. Apparentemente intento ad una conversazione telefonica, in realtà le sue dita non reggono nulla, se non la testa. In posizione di attesa attiva, dinamicamente fermo, non parla, non si esprime, non respira, ma pipa. A ben guardare nemmeno sta appoggiato, solamente la fine del suo gomito tocca l’inizio della ringhiera. Una coincidenza l’occupare uno spazio attiguo.
L’uomo che pipa guarda avanti a sé e presumibilmente pensa. Sempre il fumatore di pipa è associato a un’intensa attività di pensiero, una propensione alla posatezza, alla pazienza, all’attesa. Il pendolare perfetto l’uomo che pipa.
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Ecco, io che odio tutti gli odori del mondo al tuo posto probabilmente avrei scritto “L’uomo che impesta” (l’aria, il pianeta, l’universo…)…
Buona giornata 🙂
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Tutti? Veramente?
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Quasi… diciamo che i miei sensi sono tutti ultrasviluppati: sono ipermetrope, misofonica, da cinque anni ho l’orticaria e gli odori (che per altro percepisco solo io) meglio non nominarli neanche!
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Un incubo sensoriale 😳
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a me viene sempre in mente il grandissimo Maigret…
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Eh. Un pensatore per eccellenza. Ma come non citare Sherlock Holmes?
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Potrebbe anche essere Holmes, che era abilissimo nei travestimenti…
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Ecco, mi hai preceduto nel commento 😉
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Di questi tempi avresti potuto più facilmente incappare in un fumatore di sigaretta elettronica… ormai gli aromi ci sono davvero tutti.
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In effetti non se ne vedono molti di fumatori di pipa
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molto piaciuto questo personaggio reale che nella posa e nella pipa dà l’impressione di star bene con se stesso.
ml
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in effetti sembra molto a proprio agio, preso dai suoi pensieri, tranquillo
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In ogni stazione l’aria non è che sia proprio “pulita”; penso che una profumazione simile…ci stia non dico benissimo ma bene, si 🙂
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tra odori di umanità, nafta dei vecchi treni, smog della città, la pipa in effetti è un odore gradevolissimo
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“Ceci n’est pas une pipe. C’est un homme qui pipe.” (Magritte, o forse Maigret 😀 😀 😀 )
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😀
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In ogni caso, pensare, nell’attesa, oggi come oggi (al posto di “spippolare” un cellulare) non è una brutta cosa. A me questo personaggio piace. E’ vero, a metà strada fra il metafisico e l’investigativo.
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direi che pensare e “spippolare” i cellulari, siano all’estremo opposto e oserei dire che il secondo inibisce il primo
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I agree…
Non sono esente da questa forma di alienazione – un cellulare può essere molto utile per tantissime cose, ma è della forma di dipendenza e “assorbimento” che può dare che parlo.
Di tanto in tanto bisognerebbe fare come la mia morosa che lo “dimentica deliberatamente” a casa. Non – come fa lei, sostanzialmente – per non avere “rotture di maroni”, bensì per provare, a valle di un primo momento di smarrimento, quel piacevole senso di libertà, liberazione, ripresa di coscienza di sé, interesse per il mondo e l’ambiente circostante, l’architettura, la gente, ecc., ecc. E finalmente seguire un filo di pensiero autoindotto e tutto sommato indipendente…
Chiamiamola terapia, o affido: “oggi, regalati una giornata con te stesso”.
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Un’ottima terapia. La consiglierei, ma molti avrebbero un’attacco d’ansia. Posso chiederti di dove sei? “Morosa” e “rotture ti maroni” sono molto emiliane 🙂
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Mi sa che me le hai ispirate tu, cioè: il dialogo con te. Sono un po’ “Zelig” (ricordi il mitico film di Allen?), in questo ma anche in generale. Mi adatto all’ambiente circostante. Anche per questo, credo, nella vita di tutti i giorni mi definiscono, a seconda, “diplomatico”, “paraculo o ruffianello”, ultimamente anche “resiliente” (quest’ultima devo dire è quella che mi intriga di più). Ma, chiusa questa importante parentesi d’egocentrismo e riassunte le dimensioni del succitato “mini-sauro” mimetico, ti dirò che vivo in provincia di Bergamo (ma non sono bergamasco doc). Ti devo anche dire, però, che la mia precedente morosa viveva proprio “fuori Modena” (un po’ fuori, ma comunque in piena Emilia). Nutro un sincerissimo rimpianto per il tono della sua voce, l’accattivante musicalità di certe espressioni e certi “stracciamenti di maroni, oh-oh!”. Bei ricordi…
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Un quasi bergamasco resiliente segnato da un’emiliana. Ottimo presupposto 🙂 Anche io tendo ad assumere la cadenza del luogo in cui mi trovo, sollevando a volte il sospetto di sfottò, ma è solo adattamento
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Per circa 7 anni, con la family, abbiamo vissuto in Liguria. Poi siamo venuti in Lombardia. E’ passato tanto tempo ormai, qualche decade. Bene. Mia madre, quando parla al telefono con uno dei vecchi amici di là riprende automaticamente la cadenza jenuvenji, belìn, è una cosa bestiale… Potrebbe essere una questione di orecchio, ma la genitrice è stonata come una campana. No, a onor del vero devo rettificare: lei è soggetta a un fenomeno, assai raro, di “intonazione ad intermittenza”. Un po’ c’è, anche buona direi, ma per lo più si perde in una deriva scompaginata e fuorviante, per poi riapparire di nuovo a tratti… Una cosa assai curiosa. Ma non divaghiamo.
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Il linguaggio è radicato nell’inconscio e smuove e si smuove con l’emotività, gli affetti, le radici. Non per nulla si parla di “lingua madre” e il dialetto e le cadenze ne fanno parte.
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Brava. Una lettura perfetta la tua.
Mi fai venire in mente mia nonna, che in punto di morte parlava in malese (…), l’altra nonna, da sempre radicata a Milano, che quando parlava al telefono con suo zio (a tre isolati da lei) parlava in genovese, ecc., ecc.
La “lingua madre”, vista così ha un sapore bellissimo.
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Malese?
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Usti! (bergamasco)
La tua domanda clicca su un “file” che sarà oggetto di un quasi certo post agostano…
Se hai pazienza, là avrò modo di spiegare…
PS. Grazie dell’interessamento…
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Avrò pazienza 🙂
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PS. Grazie per aver condiviso un pezzetto della tua vita 😉
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Si figuri, è stato un piacere.
Sempre a disposizione.
Ossequi,
EGO
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Rarissimi esemplari 😆
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Gli uomini con la pipa dici?
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Siii ☺ almeno qui da me… da te li vedi spesso?
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No. Pare che la pipa appartenga a un’altra generazione
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