Gianrico e Francesco Carofiglio. La casa nel bosco. Bur Rizzoli, 2016.
[…] Fino a che dal giardino passò Picciafuèc.
<<Chi, quel tipo anziano, che improvvisamente dava di matto?>> chiede Francesco.[…]
<<Non si è mai capito bene, se fingesse o facesse sul serio. Lo sai che veniva ogni giorno in treno da un paesino della provincia? Viaggiava vestito normale, come uno qualsiasi.>>
<<Che vuol dire?>>
<<Poco prima di arrivare a Bari si infilava nel bagno, si toglieva gli occhiali, si cambiava e conservava gli abiti, diciamo borghesi, nello zaino. Era una specie di supereroe freak. Portava sempre una salopette sudicia, con una bretella sganciata, che gli lasciava in mostra le mutande. Anzi, spesso le mutande non ce le aveva neanche. Al giardino lo prendevano in giro, e lui si incazzava e cominciava a urlare. Faceva parte del gioco, sempre lo stesso identico spettacolo. Poi prendeva una tanica di benzina e minacciava di darsi fuoco. >>
<<Ma era tutta una finta.>>
Certo che era una finta. Nella tanica non c’era benzina, ma tutti fingevano di credergli. Lui faceva la sua performance, poi quando qualcuno gli portava una birra e lui si calmava. Passava le giornate così. La sera riprendeva lo stesso treno, si dava una lavata in bagno e si cambiava. Non chiedermi chi me lo aveva detto, era una di quelle cose che sapevamo e basta.
[pp. 42-43]
quindi..il treno trasforma.
succede anche ai pendolari di cambiare i connotati in viaggio?
ml
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Ho visto distinti gentiluomini trasformasi in belve all’ennesimo ritardo, signore perdere ogni dignitoso contegno alla cancellazione del treno, giovanotti educati tramutati in troll dopo venti minuti di sosta in aperta campagna… capita sì.
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Non conosco questo libro, tu trovi sempre romanzi in tema con il blog!
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Diciamo che in molti romanzi il treno ci entra in qualche modo. Questo poi è più un libro di memorie e direi che è un’operazione commerciale abbastanza evidente. Prendi i nomi di due autori noti, fratelli, li metti assieme e gli fai raccontare della loro infanzia. Il lato interessante sta lì, nella parte biografica, non diversa da quella di tanti di noi
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Il mio “mi piace” va al commento di Pendolante, e sia per la prima parte del commento che sopratutto per la seconda, “commerciale”.
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E’ solo un’evidenza
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i pendolari cambiano eccome! salgo a Genova, 12 gradi…scendo in Valle Scrivia, gradi zero…dallo zaino spuntano berretto di lana che calo sino agli occhi, sciarpa che avvolgo dieci volte attorno al collo, guanti e mi sa, tra poco, soprascarpe per la neve…e mi immergo in un paesaggio reso lunare dalla brina…
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Poi sul treno il riscaldamento magari butta 30 gradi e ti spogli e sudi e arrossisci e lo sbalzo di temperatura ti deforma 🙂
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qui in Liguria si risparmia!!! le palanche nun se stragian mai…(i soldi non si sprecano mai) e le carrozze liguri son fredde, manco ti togli il cappotto…e hai i candelotti di ghiaccio che ti penzolano dal naso appena valichi il passo dei Giovi
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Eppure il riscaldamento, a differenza del condizionamento, va col motore, è a costo zero
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