Il treno nei libri: Sacré bleu

Christopher Moore. Sacré bleu. Elliot.

Mi sono imbattuta in questo romanzo per caso, senza conoscerne pressoché nulla, ma certo non pensavo di ritrovarmi nella Parigi degli Impressionisti che ultimamente è un file rouge delle mie letture. Più lo leggo e più mi convinco che l’autore deve aver attinto, per scriverlo, a Renoir, mio padre, di Jean Renoir, di cui avevo presentato un brano qui.

Parigi 1877, Saint-Lazare

“Sono il pittore Monet” annunciò Monet al direttore della stazione. L’usciere, che aveva presentato il biglietto da visita di Monet, restó nei pressi della scrivania del direttore, impietrito in un mezzo inchino al grandioso gentiluomo. Luciene rimase sulla porta sbavare, come gli era stato ordinato, e ad armeggiare a casaccio con i tre cavalletti, la scatola dei colori si Monet e la grande cassa di legno che custodiva le tele ancora umide.

Monet indossava una giacca di velluto e un gilet di seta da cui spuntava la catenella d’oro dell’orologio; ad abbellire le maniche, polsini di pizzo; al collo un fazzoletto nero di seta, fermato da una spilla di perla -un gentiluomo fatto e finito, un dandy, padrone del suo universo. Il bavero era un po’ gonfio, tradiva la mezza baguette nascosta nel cappotto, gli avanzi della colazione che Mamma Lessard gli aveva fatto avere gratis, perché non poteva permettersela.

“Ho deciso di dipingere la vostra stazione” disse Monet “Devo ammettere che ero combattuto tra la Gare du Nord e questa, ma credo che la vostra abbia più carattere, perciò è San Lazare che avrà l’onore”.

[…]

“Desidero dipingere il vapore il fumo, la furia dei motori pronti a partire. Dipingerò la nebbia, capite, catturerò su tela ciò che mai è stato catturato”

Il direttore della stazione e l’usciere annuirono all’unisono ma non fecero una piega, e sembrava che non avessero intenzione di farne, tanto erano strabiliati dal contegno del pittore.

[…]

Ovviamente, se doveva esserci il vapore, bisognava accendere le locomotive. “Porta il motore numero dodici sotto il tetto. Dì ai macchinisti della linea di mettere i motori al massimo”.

“Vorrei vederli sbuffare subito, se posso” disse Monet.

“Digli di sbuffare vapore al mio segnale” ordinò il direttore all’uscire, che corse verso

i binari. A Mone, il direttore disse: “Monsieur il mio suggerimento è quello di far sbuffare vapore a un solo treno per volta. Nelle giornate piovose come oggi, il rischio è di riempire la stazione di una nebbia così densa che non riuscirà a dipingere”.

[pp.174-175]


Queste le parole che nel 1877 Zola dedicò a Monet sul Sémaphore de Marseille:

«Claude Monet è la personalità di maggior spicco del gruppo [impressionista]. Quest’anno ha esposto degli interni di stazione superbi. Puoi sentire il rumore dei treni che riempiono la stazione. Puoi vedere i vapori del fumo che si addensano sotto le enormi vetrate del tetto. Questa è l’arte di oggi. Gli artisti moderni hanno scoperto la poesia delle stazioni ferroviarie, così come i loro padri avevano scoperto il fascino delle foreste e dei fiumi»

(Émile Zola)

Informazioni su Pendolante

Pendolo dal 14 dicembre 2004. Per fare 43 km mi accontento di un’ora e tre mezzi di trasporto. Sono e faccio molte cose, ma qui sono solo una Pendolate. (Photos by Filippo Maria Fabbri)
Questa voce è stata pubblicata in Il treno nei libri e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

16 risposte a Il treno nei libri: Sacré bleu

  1. stravagaria ha detto:

    Mi sembra interessante 😊

    "Mi piace"

  2. lepastelbleu ha detto:

    se ami la pittura della metà dell’ottocento e leggi in francese (non so se sia stato pubblicato in italiano) ti piacerà di Philippe Delerm “Sundborn ou les jours de lumière”. Si racconta degli intellettuali scandinavi che trascorrevano parte dell’anno in France, è molto suggestivo e delicato. Buona settimana

    "Mi piace"

  3. Guido Sperandio ha detto:

    Oh, che splendidi stralci. Sono due perle di scrittura, il primo estratto poi (Sacré Bleu) è veloce e incisivo pur affrontando momenti descrittivi. Tra l’altro, molto simpatica la copertina e anche il titolo, esclamazione d’altri tempi, che fa sorridere e crea il clima del libro, già subito, al volo.
    Elliot è un editore di Roma specialista a scovare nella selva di titoli quelli di nicchia.

    "Mi piace"

  4. tramedipensieri ha detto:

    “La estación de Saint Lázaro” di Monet : stupendo!

    "Mi piace"

  5. Tratto d'unione ha detto:

    Ho letto questo libro e, per quanto sia piacevole l’aspetto favolistico della narrazione, che segue percorsi surreali e slegati dalla realtà, lo sfondo della Parigi degli impressionisti è veramente affascinante. Di questo autore mi è piaciuto molto di più “Il vangelo secondo Biff” dove, con il consueto stile surreale e spiritoso, si incarica di ricostruire gli anni della vita di Gesù dei quali non sappiamo niente, dall’infanzia ai trent’anni circa.

    "Mi piace"

Lascia un commento