Gianvittorio Randaccio. Repertorio dei discorsi da treno. Sempremai, 2018. Collana I pianerottoli, 128 pagine. 15 €
Per qualche anno, Gianvittorio Randaccio ha ascoltato i discorsi dei passeggeri sui treni che lo portavano a lavorare e lo riportavano a casa dopo aver lavorato, o di chi stava sui binari in attesa del treno per andare a lavorare o per tornare a casa da lavorare.
Poi li ha sbobinati (nella sua testa), li ha ordinati, li ha ripuliti, li ha montati, e ci ha portato alla scoperta dell’intimità di centinaia di sconosciuti che ci raccontano la propria vita senza nemmeno rendersene conto.
Discorsi interessanti, banali, noiosi, eccitanti, volgari, sofisticati… tutti da treno. Purtroppo non ho potuto finire questo libro, né fotografarlo col mio solito vagoncino bianco sopra, perché l’ho dimenticato in treno nella borsa del pendolare, assieme a tutto quello che conteneva. Ma ringrazio Guido Sperandio e Trattodunione per avermelo segnalato.
In pratica hai fatto un lascito pendolare…
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Mettiamola così, ma non credo se ne facciano di molto. L’unica cosa che mi dispiace è il cofanetto con una serie tv che devo ripagare alla biblioteca
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Mannaggia…
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Tasselli preziosi di quel grande mosaico che è l’umanità. E materiale goloso per gli studiosi di domani. Certo, gli ignoti autori dei discorsi non immaginavano di passare alla Storia.
Contraccambio il ricordo di K. con un sorriso e un caro saluto.
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Devo dire che la maggior parte delle conversazioni che ho letto non meritavano nemmeno di essere ricordate, ma lo studio antropologico deve essere rigoroso
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Sono d’accordo. Una testimonianza vale in quanto non selettiva, certo.
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nuuuuuuuu… dimenticare in treno la borsa pendolare è drammatico!!! 😱
(un libro simile comunque potremmo scriverlo noi, eh)
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Avevo l’ombrello In mano quindi la mia memoria tattile è stata ingannata 😩 E sì, potremmo scriverlo eccome
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Mettendo insieme tutto quello che ho dimenticato in treno (da un ombrello in Val Pusteria a un orologio ad Avila) si potrebbe metter su un bazar.
Mi consolo con la considerazione che la distrazione è tipica delle menti brillanti (Einstein era un campione mondiale di distrazione) perché chi ha una mente affollata di idee in continua rielaborazione fa fatica a mettere ordine; mentre i superficiali (la cui mente non rielabora un tubo) non dimenticano mai niente.
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Se la metti così io sono un genio 🙂
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