Paolo Nori. A Bologna le bici erano come i cani. Battiti, 2015.
Una volta c’era una, su un treno, di fronte a me, stava mangiando un Buondì al cioccolato […] C’era questa qua, le era suonato i, telefono, aveva risposto, aveva ascoltato un po’ e poi aveva detto “Non ti amo più”. E aveva messo giù. Poi aveva finito il suo Buondì al cioccolato.
E io mi ero ricordato di una volta che su un treno, era un treno regionale, pieno murato, e io ero in piedi nel corridoio, e con le braccia e le gambe toccavo contemporaneamente tre o quattro persone, e era inverno, e dentro il treno c’era il riscaldamento al massimo, e c’era un caldo che si crepava, e aveva suonato il mio, di cellulari, e io, piegando il bacino da un lato e facendo scivolare il braccio destro lungo il tronco avevo estratto il telefono dalla tasca e avevo risposto e mi avevano detto ” Ti odio”. E io avevo detto: “Va bene”.
[pp. 11-12]
Adesso ho capito quanto vantaggi ho nel non possedere un telefonino!! Buonissima giornata e tanti saluti. Martina
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Martina, sei ormai una rarità 🙂 Buona giornata a te
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Ah, la bici… non girare il coltello nella piaga, sigh.
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eh, zitto va… io qualche trasferta in bici ancora la faccio, ma con la certificazione in tasca 😦
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Paolo Nori mi manca ma ne dicono bene in tanti…
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Credo sia una lettura molto emiliana. Mi piacerebbe avere il punto di vista di una lombarda
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