
In pausa sigaretta nella romantica decadenza autunnale del cortile interno, il vento mi porta il rumore del treno che passa. A nord la linea ferroviaria Milano-Bologna era limite invalicabile per gli ospiti di questa antica residenza dei pazzi, a sud il confine storico sulla Via Emilia arginava i terreni del manicomio. Ma era il muro di cinta a tenere i matti chiusi qui dentro e chissà, magari il rumore del terno era sogno di evasione, anche solo per tornare a casa.
Si dice che in tanti finirono l’esistenza sui binari all’apertura del manicomio, dopo la 180(*), ma è solo una visione distorta di chi pensa che le porte si siano spalancate all’improvviso e dietro ad esse una miriade di disperati in tunica biancha si sia avventurata nel mondo senza assistenza.
Vera invece è la storia di Corrado che dopo aver lavorato nelle ferrovie, ricoverato qui, progettò un sistema di trasporto interno su rotaia, che doveva servire a collegare i vari padiglioni per trasportare agevolmente cibo, biancheria, strumenti e attrezzature. Il progetto, diviso in vari cartoni anche di grande formato, prevedeva anche i dettagli come le fermate in prossimità dei vari padiglioni.
Se fosse stato realizzato arriverei alla porta del lavoro direttamente in treno.
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(*) La legge 180 del 13 maggio 1978, o Legge Basaglia, impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici.
Potresti prendere in mano il progetto di Corrado! Ti sarebbe utile.
PS: Tanto ormai siamo tutti da manicomio. 0..0
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Potrebbe essere un’idea. In effetti poi il limite è davvero sottile…
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Che bello il progetto di Corrado! Sembrerebbe di vivere in un villaggio in miniatura…
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Di fatto lo era. Autosufficiente in tutto. Ci mancava giusto il treno
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Lo sai che a Trieste (dove lavorava Basaglia) usavano al posto del treno Marco Cavallo, salvato dal macello, che diventò un simbolo di quanto valore c’è nel salvare vite “inutili”?
Bellissimo pezzo 🙂
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Non lo sapevo, ma mi sembra una bella storia. Grazie
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toccante la storia di Corrado, da ferroviere a matto e da matto a progettista di una micro-ferrovia.
ml
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Vero
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Il mondo sghembo, che a volte pensa in grande e progetta cose inutili. Mica come i tuoi matti, ecologisti ante litteram 🙂
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Sarebbe stato davvero utile il treno qui dentro… forse non erano poi del tutto matto 🙂
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Oh sì, progettava cose utili e mai realizzate, era proprio matto! 😉
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La storia è piena di questi casi
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Mi stupisce sempre notare quanti piccoli pezzi di vissuto abbiamo in comune.
I miei genitori hanno fatto per anni i volontari in un ospedale psichiatrico giudiziario e questo tuo post mi ha ricordato un po’ i loro racconti.
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Non lo sapevo. Dove?
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È una foto stupenda 👏
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Grazie 🙂
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