Difficile rendere la suggestione di questo racconto stralciandone solo i brani “di stazione”. Belpoliti legge un libro di Celati durante un viaggio in treno, lo commenta, ricorda la pianura della sua infanzia, la nebbia padana, Luigi Ghirri, Giuliano Della Casa, la provincia reggiana e modenese e intanto il treno attraversa la pianura in un’atmosfera ovattata dal grigio-bianco … insomma: casa.

Marco Belpoliti. Pianura. Einaudi
[…] Il giorno dopo sono partito dalla Stazione centrale diretto a Modena. Ho con me un altro racconto, Condizioni di luce sulla via Emilia; si trova nel libro di Celati intitolato Quattro novelle sulle apparenze. Adesso ho tempo per leggerlo con calma. […]
Passiamo per Reggio Emilia. Il treno si ferma nella vecchia stazione, che è diventata un luogo dove sostano gli immigrati, dentro l’edificio e soprattutto lì intorno. Stazione di serie B, mentre quella dell’Alta velocità é oggi di serie A. Sono su un regionale veloce e salgono alcuni ragazzi neri; hanno un piccolo amplificatore, da cui esce musica a tutto volume. Si siedono in gondola vagone. Torno al libro.
[…] Sono arrivato a Modena. Il treno ha frenato lungamente con un rumore metallico. Sono scendo. Siamo tutti smarriti e perplessi, penso ricordando le pagine appena rilette. Tutti abbiamo incerte identità personali ci siamo tutti persi nella nebbia come i bambini pendolari*.
[pp.. 31-40]
*Gianni Celati. Bambini pendolari che si sono perduti.
Alcune atmosfere ci toccano ancora di più quando le ritroviamo nei libri…
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stimolano ricordi, emozioni, sensazioni.
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Bello questo post. E mi è piaciuto lo stralcio. La scrittura semplice e… piana, ma che esprime momenti e riflessioni.
Nota: era ora che tu ti dessi una mossa. Non si può lasciare languire così il proprio blog, vergogna.
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Il libro è molto bello, te lo consiglio. E lo so, latito, ma sto cercando di rimediare
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La pianura padana, la nostra “bassa” mi piace moltissimo. Ma non è sempre stato così, c’è stato un tempo nel quale mi sembrava monotona e poco interessante. E’ stato un film a insegnarmi a guardare quel paesaggio piatto e lontano, che poteva anche essere bellissimo: Notte italiana, di Mazzacurati (del lontano 1987).
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non l’ho visto. Un altra cosa da recuperare 🙂
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