

L’orario continuato costringe alcuni pendolari a consumare il pranzo ad ora tarda, arrangiandosi solitamente con una merenda abbondante, un frutto, un pasto leggero da recuperare alla sera con più ricca portata. Attendono a volte di rincasare per riempire lo stomaco, ma non di rado il vagone diventa sala mensa per studenti e lavoratori. La nostra invece, con l’amica sua fidata [cit.], si trova alle 14 sul binario 2, ma mentre quella addenta panini e pizzette con ingordigia, annaffiandoli con risucchio da cannuccia di Estathé, lei preferisce un pasto autoprodotto, da consumarsi in un contenitore sigillato che, spero, viste le temperature precocemente estive, abbia potuto conservare in frigo durante il lavoro.
Alcuni si portano il pranzo da casa e lo consumano in ufficio: anatema su diloro!
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Perché? Fai il ristoratore? 😉
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Fatto per oltre un anno, e in un ospedale!
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Io mangio sempre sulla scrivania con pranzo da casa
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Non sono un ristoratore. Ma secondo me almeno il momento del pranzo dovrebbe essere sottratto all’ufficio e lasciato alla nostra sfera personale. Naturalmente solo se possibile…
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Hai ragione, ma spesso l’alternativa è peggio. La mensa aziendale non aiuta molto a staccare è qualitativamente è meglio quello che ci si porta da casa
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Mio padre, 88 anni, ancora non si capacita del fatto che oggi la gran parte dei lavoratori non fa più la pausa pranzo. Per lui, che per tutta la vita ha pranzato al tavolo della sua cucina un pasto appena cucinato, avendo pausa dalle 12 alle 14, la cosa è inconcepibile.
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Lo capisco. Sono proprio cambiati i tempi … e i modi. Personalmente rinuncio volentieri alla pausa pranzo per uscire prima dal lavoro.
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Per i nostri vecchi “magnar a secco”, cioè mangiare un panino invece che consumare un pasto caldo, era segno di indigenza, assolutamente da evitare.
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