
Siamo nel 1886 quando Guido Piermarini pubblica un libro per i tipi della Cellini & C. dal titolo La visione dei colori e le sue alterazioni studiate in rapporto al servizio ferroviario. Quando me lo sono trovata tra le mani mi ha incuriosita assai. Per quanto oggi intenerisca considerare la tecnologia delle fine dell ‘800 come avanzata, il treno fu un’invenzione rivoluzionaria la cui velocità dava alla testa, affaticava i muscoli, cambiava la prospettiva del paesaggio. Anche la scienza, ovviamente si mise al servizio della tecnologia e la medicina iniziò a considerare l’idoneità al lavoro dei ferrovieri, anche verificando la visione dei colori…
“Mentre il continuo e rapido aumentare dell’attività industriale e commerciale fa crescere ogni giorno più il bisogno di nuove vie di celere comunicazione, si rende al tempo stesso sempre più necessaria l’adozione di ogni cautela perché la velocità dei viaggi non vada a scapito della salute e della vita dei viaggiatori. La scienza ha subito risposto favorevolmente all’appello dell’industria e l’esercizio ferroviario si è arricchito di molte e importanti invenzioni […] Molto tuttavia è ancora affidato alla vigilanza diretta, ed al normale funzionamento dei sensi dell’uomo: e pur troppo di tanto in tanto il pubblico è stato commosso dall’annunzio di qualche grave disastro avvenuto in seguito ad un’erronea interpretazione dei segnali colorati che devono dare le indicazioni ai conduttori dei convogli ferroviari.
[…] la Svezia per prima stabilì un regolare esame del senso cromatico dei suoi impiegati ferroviari, dando un esempio, che fu seguito a poco a poco dalle altre nazioni.“
Bellissimo! Dove l’hai scovato?!?
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Al lavoro. Una chicca
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Che poi chissà come lo valutavano il senso cromatico dei ferrovieri. E poi perché proprio il senso cromatico?
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Per distinguere i segnali semaforici suppongo
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Chissà se già allora i segnali avevano una posizione “fissa” (rosso a sinistra, verde a destra, oppure rosso in alto, verde in basso) proprio per questo motivo.
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Una bella domanda alla quale però non so rispondere
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Non ci potrebbero nemmeno aiutare le foto d’epoca che sono in bianco e nero.
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😂 Comunque non escluderei la tua ipotesi, anzi
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All’epoca il daltonismo era evidentemente poco conosciuto…
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Ma pare facesse danni. La medicina al servizio della tecnologia o la tecnologia che sollecita la medicina?
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Trovo particolarmente interessante: “perché la velocità dei viaggi non vada a scapito della salute e della vita dei viaggiatori.”
Buon Pomeriggio.
Quarc
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Soprattutto considerando che all’epoca andavano circa ai 30 km/ora
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In questi giorni sono a Copenaghen e la sua avveniristica Metropolitana viaggia senza personale a bordo, nemmeno l’autista. La tecnologia ha fatto passi avanti ma io mi sento un po’ inquieta su quei vagoni “fantasma”…
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capisco il punto. La tecnologia da sola basta? L’errore umano è più pericoloso? Bisognerebbe forse affidarsi alle statistiche
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Io ce l’ho in casa uno statistico. A volte mi fido più degli uomini 😉
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Ecco, appunto
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