Cassandra Crossing. Film del 1976 diretto da George Pan Cosmatos, tratto da un romanzo di Robert Katz e ambientato su un treno in corsa attraverso l’Europa.
- Soggetto: Robert Katz (romanzo)
- Sceneggiatura: Robert Katz, George Pan Cosmatos, Tom Mankiewicz
- Produttore: Carlo Ponti, Lew Grade
- Fotografia: Ennio Guarnieri
- Montaggio: Roberto Silvi
- Effetti speciali: Aldo Gasparri
- Musiche: Jerry Goldsmith
- Scenografia: Aurelio Crugnola
Prodotto da Carlo Ponti, è un action-movie girato tutto in Europa. Fa parte del filone di film catastrofici che in quegli anni ha la sua età d’oro. Il cast presente è altisonante, a partire dalla moglie di ponti, Sofia Loren. E’ forse il primo film che ho visto (ma non al cinema) in cui il treno è coprotagonista; non esisteva allora la segnaletica sui programmi TV a tutela dei bambini e, devo ammettere, non capii molto del film, ma ne assorbii tutta la tensione.
Trama:
Tentando di far esplodere una bomba nel palazzo ginevrino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, due giovani svedesi, penetrati in un laboratorio segreto degli Stati Uniti in cui si studiano armi batteriologiche, contraggono una gravissima infezione causata da un virus sconosciuto. Uno dei due attentatori, scoperto e ferito, muore, ma a causa del virus. L’altro fugge e si nasconde sul treno Ginevra-Stoccolma. Accertata la sua presenza sul convoglio, il colonnello Mackenzie, dei servizi segreti americani, ordina che esso, sul quale viaggiano un migliaio di passeggeri, venga piombato e deviato verso la Polonia, in una zona attraversata da un ponte in disuso, il Cassandra Crossing. Apparentemente Mackenzie vuole isolare il contagio: in realtà è sua intenzione, poiché il ponte è pericolante, far scomparire il treno e con esso ogni prova a carico degli Stati Uniti. Sul convoglio, però, viaggia anche un celebre medico, il dottor Jonathan Chamberlain, che dopo avere assistito i passeggeri (ne muoiono soltanto due, attentatore compreso; gli altri guariscono) intuisce il piano di Mackenzie. Coadiuvato dalla moglie e da alcuni compagni di viaggio Chamberlain fa si che, spezzato il treno in due tronconi, almeno una parte dei passeggeri si salvi, mentre l’altra muore, come previsto, nel crollo del ponte.
Interpreti:
Richard Harris: Dr. Jonathan Chamberlain
Sophia Loren: Jennifer Rispoli Chamberlain
Martin Sheen: Robert Navarro
Alida Valli: Signora Chadwick
Orenthal James Simpson: Haley
Burt Lancaster: Colonnello Mackenzie
John Phillip Law: Maggiore Stark
Ingrid Thulin: Elena Stradner
Ava Gardner: Nicole Dressler
Lionel Stander: Max
Lee Strasberg: Herman Kaplan
Lou Castel: Swede
Angela Goodwin: infermiera
Thomas Hunter: Captano Scott
Ray Lovelock: Tom
Renzo Palmer: bigliettaio del treno
Un film bellissimo, che ti lascia con il fiato sospeso e che rende l’idea di quanto puo` essere ansiogeno viaggiare su un treno 🙂
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Soprattutto se hanno deciso che quel treno deve scomparire con tutti i suoi passeggeri.
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Di questo film ricordo benissimo la terribile tensione per l’imminente arrivo sul famigerato ponte Cassandra (nomen omen), poi ricordo anche Sofia Loren, bellissima e molto credibile nella sua insofferenza verso il marito ma anche nella sua pronta disponibilità ad aiutare i malati quando si rende conto di quale sia davvero la situazione in cui si trovano tutti. Una donna co-protagonista ma decisamente non figura di sfondo, anzi una grande personalità nell’attrice e anche nel ruolo (certo che la moglie del produttore non poteva certo accontentarsi di un ruolo decorativo, meglio così per lei ma anche per tutte le donne del mondo).
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Mi dispiace ma non sono d’accordo. Una superproduzione di basso livello diretta da un modesto regista che annovera nella sua filmografia perle come “Cobra” o “Rambo 2”. Quest’ultimo giustamente premiato con un “razzie award”, che e’ una specie di Oscar al contrario. Dopo i Lumiere….insomma, c’e un certo gap.
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Ma come, non mi vorrai demolire Marion Cobretti? Un personaggio che ci ha lasciato perle di dialoghi come “tu sei il male, io sono la cura”…?!
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Certo pero’, Cobretti… non mi aspettavo certe frequentazioni da parte sua.
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Bhé, guarda solo chi ha sposato!
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Solo un ultima curiosità sul tuo idolo. E’ davvero strano che a un campione del machismo come Cobretti abbiano affibbiato il nome Marion, perchè comunque è un nome prevalentemente femminile. Non tutti sanno che anche il grande John Wayne in realtà si chiamava Marion Michael Morrison, e la cosa gli dava qualche problema:
Il mio vero nome è Marion Michael Morrison, e se qualcuno avesse la mia altezza, indossasse stivali da cow-boy e un grande cappello, e dopo aver lottato, inseguito e sparato a tutti i cattivi del West, come potrebbe scendere da cavallo, lanciare la sella su uno steccato e poi sedersi, fuoricampo, su una sedia su cui è scritto Marion?
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Non sapevo in effetti e non aveva mica tutti i torti (Il mio idolo????!!!! Ma parli con me?)
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Veramente era una risposta a Filippo, che si era lamentato del trattamento riervato al Cobretti.
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Marion? Ma non era la mamma di Ricky Cunningham in Happy Days?
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Ma poi, vogliamo parlare del cerino in bocca e degli occhiali a specchio…? … Ma anche no, vah.
P. S. W Happy Days!
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Mi e’ venuto un sospetto e ho controllato su Wikipedia . Tutto si spiega leggendo la voce
Sceneggiatura: Sylvester Stallone
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Suvvia, in fondo ha avuto una nomination all’Oscar, come sceneggiatore di Rocky e anche come attore… Come siete snob.
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Non sapevo della sceneggiatura di Rocky e chiedo venia perché non era affatto male. Ma li era nelle mani dell’ottimo Avildsen. L’unica prova decente da attore che ricordo e’. l’esilarante “Oscar, un fidanzato per due figlie”. Ma anche in questo caso in mano a un grande regista.
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Ecco, Marion Cunningham non resterà nella nostra memoria per la sua personalità anticonformista o per la verve femmista… Ci siamo divertiti per dieci anni con le gag di Happy Days, ma anche per due ore e quaranta con l’azione di Cassandra Crossing 🙂
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Beh, può piacere o no. Ma la tensione si taglia a fette, condita da tutta l’ambiguità ed indeterminatezza di un finale così aperto. Intrigante il drogato Navarro, che non si capisce bene cosa vede o crede di vedere.
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Ricordo anche io un film di tensione, ma dovrei rivederlo con occhi da adulta. Posso chiederti come sei capitato su questo post? Pura curiosità. Per altro, sbirciando sul tuo blog, ho anche scoperto che siamo concittadini
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Capitarci non è difficile: basta vagare a caso nel mare della rete. Onestamente non so più dire quale sia stato il percorso. Boh?
La tua localizzazione invece dovevo intuirla dalla 056 dell’immagine di testata, probabilmente ripresa in stazione. Povero Gigetto.
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Si, è Gigietto. Spero sopravviva, anzi, riattivassero le reti provinciali eviterei di prendere la macchina per andare in stazione.
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“…riattivassero le reti provinciali…” Poveri amministratori locali: fino a qualche anno fa svendevano con impegno i resti delle nostre ferrovie locali al locale commerciante di ferraglia. Come privarli di un così utile passatempo?
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Non so, potrebbero monitorare lo smog da auto, oppure contare le volte che “mi girano” quando sto ferma nel traffico 🙂
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