
Camilla Läckberg. La Strega. Marsilio
Incede sicuro nel corridoio del vagone sedendosi sul sedile a colpo sicuro, come fosse la poltrona di casa. Sulla manica della t shirt lo stemma del Palermo Football Club gli conferisce un aspetto vagamente marziale. Intercetta il capo treno di passaggio e lo apostrofa a gran voce, senza scomodarsi a seguirlo, aumentando progressivamente il tono della voce, finché quello non torna sui suoi passi e si mette a disposizione. “C’è una zingara sul treno che chiede soldi”. Il capo treno prende atto, e se ne va. Alla fermata salgono due ragazzi africani, si alza, li segue, li osserva poi torna al posto non si sa se rassegnato o soddisfatto del loro atteggiamento da perfetti viaggiatori. Spavaldo se ne sta col braccio appoggiato sulla tramezza che divide i sedili dalla porta, come fosse il bracciolo della poltrona preferita. Scende alla fermata successiva, ma solo dopo aver gettato un’occhiata al vagone per accertarsi che tutto sia in ordine.
Oltre la fine la pensilina, il binario continua per centinaia di metri non meglio misurati. I podisti pendolari lo percorrono nelle due direzioni ogni mattina per intero, o fino a dove gli permette l’anticipo con cui sono arrivati in stazione rispetto all’orario di partenza del treno. Si ignora il motivo di tale attività, ma studi antropologici restringono il campo ad un desiderio di allenamento fisico, non attuabile in altri momenti, o alla noia dell’attesa da superare macinando asfalto. I più maliziosi sussurrano di una spinta repulsiva che inconsapevolmente allontana i pendolari dai punti di fermata dei treni, ma sono solo insinuazioni calunniose.
Alessandro Robecchi. Una piccola questione di cuore. Sellerio
Tutt’altro che vuoto all’apertura delle porte, l’ascensore nel sottopasso risulta ingombro di tre grossi trolley e la donna che li accompagna. Freno la spinta della bici in ingresso, mi ritraggo e le sorrido e lei di rimando. Si chiudono le porte senza che lei ne sia uscita, ma se io sono sotto al binario lei scende da sopra quindi deve per forza venire fuori dell’ascensore. Riapro le porte e quella, incerta, d’accento straniero, chiede: “taxi?”. Si richiudno le porte, impazienti. La riapro. La donna, ilare, segue le mie indicazioni tentando di uscire. Io sposto la bici, lei sposta due trolley con una mano e uno con l’altra. La porta si vuole richiudere, lei non riesce a convincere i bagagli a muoversi, io tengo aperta la porta reggendo la bici, lei sblocca le ruote delle valige ed esce ridendo e, dicendo parole, arranca verso l’altro elevatore. La porta si chiude, io la riapro, lei ancora mi parla mentre entra nel suo ascensore e io nel mio. Io ne esco sul binario due, lei dirimpetto sul binario uno. Poco collaborativi i suoi bagagli la ingombrano, ma trovano un compiacente “spingitore di trolley” nell’addetto alle pulizie che, pago dell’aiuto dato alla donna nell’uscire dall’ascensore, s’appresta a tornare ai suoi doveri, ma lei ride, s’inciampa, si blocca e l’altro capisce che non può che sottrarle un bagaglio e accompagnarla fuori.
Io verso il lavoro, lei sul taxi, l’altro in stazione.
Carlo Collodi. Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica. Aliberti editore, 2002. Ristampa dell’edizione del 1856, pubblicato dalla Tipografia di Giuseppe Mariani.
Opera «senza capo né coda» e di difficile classificazione può davvero definirsi questo bizzarro volumetto, che è considerata allo stesso tempo la prima prova narrativa del futuro autore di Pinocchio. Prima di tutto una guida per il viaggiatore della linea Leopolda (ovvero la Firenze-Livorno), travolto dalle novità di un paesaggio che continuamente e rapidamente cambiava di là dal finestrino del vagone, e anche un po’ impaurito (se è vero che Collodi stesso definiva quello in treno un viaggio «lungo e pericoloso»). A mò di distrazione, Collodi si propone di raccontare al lettore viaggiante le cittadine e paesi che si incontrano lungo la linea, raccogliendo dati storici, geografici, politico-economici e aneddotici.
Ma il libro contiene anche una premessa di interessanti informazioni sullo stato delle strade ferrate italiane «in attività, in costruzione e in progetto» a tutto il 1856. Così come reca una sintetica storia del vapore, esposta in una forma brillante e tipica del Collodi pubblicista. E infine il romanzo, quello annunciato solamente nel titolo. Uno pseudoromanzo, in realtà: un romanzo annunciato e non svolto, un mezzo bluff.
[p. VII-VIII]
Ancora donne lettrici di Ammennicolidipensiero con scatti audaci a fondo scala, in primissimo piano (con dito incluso) o a distanzza di un sedile.
Christina Dalcher. Vox. Editrice Nord
John Irving. A Prayer For Owen Meany. Black Swan
Silvia Avallone. Un’amicizia. Rizzoli
Alexander McCall Smith. Semiotica, pub e altri piaceri. TEA, 2017.
Berti si sedette con il viso schiacciato contro il finestrino, mentre suo padre si sistemava accanto a lui sul treno delle dieci in partenza dalla Waverley Station. Era stata una mattina emozionante, a un livello fino ad allora mai raggiunto nei suoi pochi anni di vita. […] Si erano messi in coda insieme in biglietteria e Bertie aveva sentito suo padre pronunciare quel potente incantesimo: <<Un intero e un ridotto per Glasgow>> , e si era reso conto che quel ridotto che andava a Glasgow era proprio lui: oh, che prospettiva gioiosa, davvero gioiosa!
[p. 178]