D’aspetto é una sala

pendolante_sala_attesaRaramente sosto nella sala d’aspetto della stazione, un po’ perché provengo dalla parte opposta e dovrei superare tutti i binari per raggiungerla, un po’ perché rimarrei seduta in lettura, dimentica del treno da prendere. Già mi accorgo in ritardo dei cambi di binario (e qualcuno ci ride pure sopra) e solo quando il treno mi si ferma davanti al naso mi ricordo di doverlo prendere, figuriamoci se mi metto pure comoda su una sedia. E non è vanto da intellettuale, ma cognizione del mio stato catatonico mattutino che mi impedisce di fare due cose contemporaneamente.

Tuttavia quando il mio treno viene inspiegabilmente cancellato, quando quello successivo è previsto dopo trenta minuti, quando la temperatura esterna è abbastanza bassa da gelare la punta delle dita, allora divento una fervente sostenitrice dell’attesa nelle sale. E sapendo che in molte stazioni questi spazi sono spariti o rimangono solo per i clienti di Italo o dei Frecciaqualcosa, sono ben felice che nella mia si possa sostare in un posto quasi caldo.

Le facce che vi si trovano, prima dell’alba, non hanno mai un’espressione di acuta intelligenza, e sono anche soggette ad un certo tournover. Può infatti succedere che tra un capitolo e l’altro del libro cambi la geografia umana che ti circonda e spesso la combinazione tra intontimento mattutino, poca abitudine alla frequentazione, impegno dei pochi neuroni svegli nella lettura, ti facciano trasalire nell’alzare la testa e non riconoscere non solo chi ti circonda, ma anche il luogo in cui ti trovi; fortunatamente le Ferrovie italiane hanno messo, come promemoria, un mosaico a parete, forma di vagone, che sovrasta le teste degli astanti.

Dal riconoscere il luogo al ricordarsi di dover prendere il treno il passo, poi, è breve. Tutto sta nell’alzare la testa in tempo per non perderlo il treno, perché in caso contrario si rischia di indugiare in sala d’aspetto per l’intera giornata, rincorrendo sempre il convoglio successivo.

Informazioni su Pendolante

Pendolo dal 14 dicembre 2004. Per fare 43 km mi accontento di un’ora e tre mezzi di trasporto. Sono e faccio molte cose, ma qui sono solo una Pendolate. (Photos by Filippo Maria Fabbri)
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