Musica molesta

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“Scusa, guarda che qui nessuno ha chiesto di sentire musica e io vorrei leggere”. Così esordisce il ragazzo. Il treno è stranamente affollato per il mese d’agosto e la carrozza non ha sedili liberi. Tra la calura dell’aria condizionata spenta, i finestrini aperti e odore di umanità, la quieta del vagone è molestata da suoni non proprio melodici provenienti da uno smartcoso. Il proprietario dello stesso non gradisce il commento e propone al ragazzo di uscire dallo scompartimento se proprio vuole leggere. Allibita intervengo invitando il disturbatore a seguire il suo stesso consiglio visto che anche io voglio leggere e senza musica. Una donna commenta contrariata, ma preferisce rivolgersi a me invece che al molestatore dell’altrui quiete che difende la sua posizione sostenendo che “questo è un paese libero e se voglio ascoltare musica l’ascolto”. Il ragazzo che ha aperto la bagarre invita il suo antagonista ad infilare gli auricolari, ma quello afferma che fa più confusione il treno che la sua musica e che con tutti i problemi che ci sono al mondo proprio a lui dobbiamo dar fastidio. Ecco, perché adesso siamo noi a dar fastidio a lui. Dopo una pausa di riflessione l’amante delle sonorità ad alto volume si rivolge nuovamente al lettore sostenendo che quella è bella musica e la dovrebbe ascoltare lui, mentre legge, con gli auricolari. In un surreale ribaltamento della situazione è ora il lettore che dovrebbe mettere gli auricolari. Con un livello di educazione ammirevole quello risponde che non mette in discussione il valore della sua musica, semplicemente vorrebbe non ascoltarla per forza. La conversazione finisce così. Io sottolineo la maleducazione del tizio che non ha mai rivolto lo sguardo verso me o la signora tenendo come unico interlocutore il ragazzo che, stanco di protestare invano, si rimette a leggere con la musica di sottofondo. Nessun’altro nel vagone si lamenta. Mi sento rodere un non so ché di primitivo, una verve faticosamente addomesticata riemerge dalla mia giovinezza inquieta e pretende di manifestarsi con violenza. In pochi secondi passo in rassegna tutte le possibili soluzioni che vanno dal “towanda” di Kathy Bates all’incitamento alla sollevazione popolare fino al combattere musica con musica accendendo a tutto volume il mio tablet. Poi guardo il ragazzo-lettore, la sua pacatezza, la sua moderazione, la sua civiltà e desisto da ogni proposito, rassegnandomi ad ascoltare fastidiosi suoni fino a destinazione. Forse siamo destinati a perdere.

Informazioni su Pendolante

Pendolo dal 14 dicembre 2004. Per fare 43 km mi accontento di un’ora e tre mezzi di trasporto. Sono e faccio molte cose, ma qui sono solo una Pendolate. (Photos by Filippo Maria Fabbri)
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35 risposte a Musica molesta

  1. cinziarobbiano ha detto:

    Ah, io ormai dico tutto. Anch’io ho chiesto di abbassare il volume della musica, anche il volume della voce. Anche di togliere i piedi dal sedile e di non aprire le porte a calci. Un giorno o l’altro le prenderò.

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  2. stravagaria ha detto:

    Io ho perso via via la speranza, in un paese dove l’arrogante prepotenza è sinonimo di furbizia e saper vivere. L’italiano medio dà il peggio di sè sempre e comunque rivelando una propensione connaturata alla mancanza di eleganza, alla finezza dello spirito, all’attenzione verso gli altri. L’egoismo e la mancanza di principi morali sono sempre in prima linea e le persone miti e beneducate devono arrendersi…
    Nel mio cuore ruggisce il “towanda” ma nella sostanza non ho più fiducia nel prossimo.

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  3. Miss Fletcher ha detto:

    Towanda, senza remore…spesso alcuni paiono dimenticarsi che la propria libertà finisce dove inizia quella degli altri.

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  4. pani ha detto:

    io non sopporto chi vuole imporre la propria musica, che siano persone o centri commerciali, ascensori o sale d’attesa.
    E i cafoni li sopporto ancora di meno.

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  5. Elena ha detto:

    Purtroppo l’ arroganza e’ diventata una “dote” troppo diffusa

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  6. Calikanto ha detto:

    Che triste questo post. La moderazione sembra avere la peggio, la prepotenza impera, il forte vince sul debole. Ma voglio essere, forse ottusamente, ottimista e credere che la nostra specie (umana, umanissima) sia caratterizzata dalla volontà di farcela, anche contro ogni più realistico pronostico. Ecco perché l’intelligenza di Davide vince contro i muscoli di Golia, ecco perché abbiamo fognature e antibiotici e ci siamo preoccupati di regolamentare la nostra convivenza. Poi il bruto rinasce sempre e la fatica è quella di ricominciare ogni volta a educare l’incivile (nessun riferimento all’intervento USA in Iraq)…

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  7. penso che alzare a tutto volume il tuo sarebbe stato da provare, non penso sarebbe stato necessario proseguire per più di pochi secondi e non credo che il ragazzo pacato avrebbe disprezzato il gesto (ma chissà, sarà la mia deformazione professionale da strategia alternative nei teatri forum che mi fa vedere la bellezza dell’osare)

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  8. Enrico ha detto:

    Io allora mi sarei messo a leggere ad alta voce, e poi vediamo come andava a finire…

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  9. Wish aka Max ha detto:

    Ci scrivo un racconto, sarà il primo di una serie. 🙂 ti citerò come musa ispiratrice se non ti spiace 🙂

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  10. Pingback: Delitti esemplari – Il pendolare | Serbatoio di pensieri occasionali

  11. tiZ ha detto:

    Perché vogliamo parlare di quelli che al cellulare conversano ad un volume altissimo? Li guardo con fare sprezzante e fulminante, perun attimo abbassano il tono… poi tornano ad alzarlo. La mala educazione è una consuetudine a cui non dovremmo abituarci.

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  12. Marco ha detto:

    Questo post mi fa stare male, perché mi ci sono trovato tante volte anch’io e sono situazioni che mi rovinano la giornata.
    Resto per ore a dirmi “Eh ma bisognava riempirlo di bastonate” “Ah e la tua nonviolenza finisce per una roba così banale?” “Sì ma non si può sempre subire. Guarda dove siamo arrivati a furia di subire…” “Sì ma è una scemenza, bisogna incazzarsi per le cose serie mica ti puoi rovinare la giornata per un cretino…” e via così…

    E poi c’è anche l’esprit de l’escalier: sceso dal treno mi viene perfettamente in mente cosa dovevo dirgli, cosa dovevo fare… ma ormai è tardi…

    Che rabbia.

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