Scarpe chiuse, devo andare

Sfrontatamente appoggiata con un gomito alla ringhiera, guarda i pendolari con aria di supponenza giovanile sfidando il mondo a metterla alla prova. Già alle sette di mattino la ragazza è pronta alla lite, ma basta che si accorga di essere osservata per ritrarre le braccia e chiuderle sul petto a difesa, lasciando alla sua gamba sinistra il compito di allungarsi di lato in posa impertinente. Una coda di capelli rossi alta sulla testa, scopre un tatuaggio altrimenti nascosto, mentre i pantaloni lunghi coprono gambe troppo tornite per un’età in cui la magrezza è l’unico valore estetico.  Le scarpe chiuse mi riportano ai tempi in cui mostrare i piedi era più imbarazzante di una caduta in pubblico, ma non escludo sia una scelta di comodità. Resta immobile in attesa sulla banchina, senza il conforto di qualche social network, ma la mia presenza alle sue spalle le pesa e dopo l’ennesimo sguardo di sbieco, sbotta allontanandosi sul marciapiede.