Nello spazio ristretto del corridoio del vagone le due fila di viaggiatori in discesa si danno le spalle: una per ogni uscita, alle due estremità della carrozza (ammesso ovviamente che entrambe le porte siano agibili). In orario di punta le due code sono così lunghe da fondersi in una sola, ma divisa a metà da contrarie direzioni di marcia. A guardarle dalla banchina sembra che i viaggiatori siano reduci da una lite interna al vagone, si siano allineati in opposti schieramenti ideologici, ma certo condizionati dalla posizione del proprio sedile che raggiugnere la coda dalla testa o la testa dalla coda non è certo cosa facile in quell’affollamento.
All’avvicinarsi della stazione i pendolari si alzano dai sedili con un margine di errore calcolato in anni di viaggi casa-lavoro e difficilmente tocca loro correre per guadagnare l’uscita, salvo un sonno particolarmente profondo o un libro particolarmente interessante. Da questo tempismo si possono distinguere i pendolati dai viaggiatori occasionali che già a metà viaggio si sono piazzati sulla piattaforma per la discesa. Nei pochi secondi che precedono l’arrivo in stazione la fila che si è formata tra i sedili attende tranquilla per poi procedere agilmente una volta aperte le porte e iniziata la discesa. Il galateo pendolare, mai scritto, ma tacitamente condiviso, fa cedere il passo a chi ancora si deve immettere nella coda dal proprio sedile, scambiando brevi cenni e sorridi d’intesa che possono occasionalmente dilungarsi in eccessive smancerie per cedere i diritti di precedenza, subito risolte al primo mugugno di disappunto proveniente dal retro della fila. Le porte di vetro dei vagoni, quelle che separano i sedili dalla piattaforma di discesa, vengono tenute aperte da chi le oltrepassa finché la mano di chi li segue non sostituisce la loro ad adempiere allo stesso compito e cosi via fino all’ultimo viaggiatore della fila. Si deroga a questa abitudine solo quando un passeggero, seduto nel sedile solitario dietro la porta, decide di fornire un servizio gratuito di portineria a scapito del propio bicipite, sottovalutando il peso della porta stessa. Raggiunto il limite di sopportazione, il gentile portiere decide di smontare dal turno a volte mollando la presa senza segnalazione preventiva. Capita allora che il malcapitato pendolare di passaggio ci lasci la testa. Può succede a tutti prima o poi… fidatevi, io lo so!
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chi è salito sul treno
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Se uno in metropolitana non fa con calma quando esce si rimane bloccati li dentro e non esci più
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La metropolitana ha tempi più stretti in effetti
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(non vedo l’immagine, ma temo sia un problema del mio browser)
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vista!c’è un qualcosa che mi ricorda vagamente i cloni di star wars… 😀
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😀
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Cortesie automatiche e inconsapevoli… Per quello funziona! 😁
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E’ vero. Sono automatismi. Basta fermarsi un attimo a pensare e la scortesia si manifesta subito 😉
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Com’e che in aereo nessuno cede di buon grado il passo a chi deve immettersi nella fila dal sedile? Più educati i pendolari ferroviari? Buon lunedì!
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Sai che ci ho pensato anche io?! Credo che dall’aereo si voglia fuggire. Sarà quel senso di sardina in scatola che opprime
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Per quel che mi riguarda è così, soffro un po’ il mal d’aria e temo sempre il peggio finché non respiro aria fresca 🤢😂
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Credo sia comune a molti
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Alle volte il “mugugnino di disappunto” sale a toni piuttosto bruschi.
Almeno qualche anno fa. E’ dal 2008 che non pendolo più…
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diciamo che “mugugno” è un’eufemismo
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Ci dai speranza allora. In questo mondo ordinato di file parallele che si svolgono, che si intersecano, che si muovono con ritmi stabiliti, con movimenti prefissati, in un muto procedere di particelle c’è ancora chi perde la testa. Buongiorno a tutti quelli che la testa l’hanno già perduta o prima o poi lo faranno. 🙂
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Lettura alternativa e assai romantica
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Colgo solo quello che già c’è nel tuo scrivere. Ho forse l’antipatica pedanteria di ripassare con l’evidenziatore sui tuoi post mettendo in risalto frasi che ci stanno.
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sarà un vizio del mestiere 😉
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Di sicuro un vizio 🙂
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nel mio piccolissimo “pendolo” vedo esattamente quello che descrivi con arguzia e tenerezza. Come sempre: brava!
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Grazie cara 🙂
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questo procedere all’uscita sta tra il meccanismo ben oliato ma asettico e il rito fatto di piccoli affetti tra gli adepti di una setta non tanto segreta.
ml
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non avrei saputo dirlo meglio
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