Un mese di gestione quotidiana, personale, di emergenza famigliare, domestica, lavorativa, sociale, sanitaria (per fortuna solo preventiva), amministrativa. Le lezioni on-Line di mia figlia, i suoi compiti da fare e seguite e gestire e inviare. La quotidianità che si resetta in tempi nuovi (la sveglia non più alle 6 del mattino, niente tempi di viaggio in auto e in treno), in modi nuovi (si recupera il non fatto, si scoprono cassetti abbandonati, armadi da ripulire, garage da svuotare), in nuove convivenze (spazi comuni da condividere in tempi nuovi, 24 ore al giorno nel bene e nel male), in forme nuove di lavoro (difficile il lavoro da casa nei tempo, nei modi, nelle distrazioni, nelle ore che passano lente). Le nuove urgenze ed emergenze da amministratrice quando appena era chiara la gestione del consueto (se mai esiste in questo compito il consueto) e la sensazione di non fare mai abbastanza. E poi esigenze costanti di informazione, connessione, social-izzazione. E la preoccupazione per i propri cari che cozza con l’assurda sensazione che tutto sia un film di fantascienza trasmesso alla tv, lontano, intangibile eppure reale. E non sapere prevedere cosa sarà il futuro. E non avere un’oggettiva paura, ma dormire male e fare sogni angoscianti. Poi tutto esplode una mattina come le altre, quando ti svegli a marzo che nevica e ha tirato un altro colpo di terremoto e il tuo corpo semplicemente si rifiuta di andare. Ti da uno stop. Basta muoversi, pensare, preoccuparsi, parlare, socializzare, fare. Ferma. Imbozzolata sul divano immobile per ore, col calore del respiro del cane sulla schiena, l’odore di cibo che altri preparano, il suono lontano di una videolezione di inglese. Ritrovo il diritto e il bisogno di respirare e basta e ammettere che tutto questo non è indolore e che per andare avanti a volte bisogna fermarsi. Anche solo per poche ore. Si resetta il sistema e poi si ricomincia.
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Ci sono giornate in cui bisogna spegnersi… e basta. Un abbraccio, cara Katia, spero che tu senta l’affetto che arriva da una Lombardia lontana, mai così vicina.
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E tu quello di un’Emilia vicina vicina
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Quanto fa bene capire che, per accudire bene gli altri, ogni tanto bisogna accudire con amore sé stessi 🌹
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È vero, ma a volte lo dimentichiamo
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Un abbraccio solidale Katia, speriamo che tutto questo passi presto!
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Non so se presto, ma passerà r allora sarà davvero una gran festa
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Respira forte e guarda in alto!
Un bacione da Bologna.
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Respiro e guardo avanti: stasera Giunta e via che si va
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Sì, sembra proprio di essere in un film, da darsi i pizzicotti per avere la conferma di essere veri e non inventati. Per non parlare del terrore che qualcosa si rompa o occorra o, peggio, di…. prendersi un raffreddore! (Oggi al supermercato per entrare dopo una coda infinita mi hanno misurato la temperatura).
Ultima non ultima, la scadenza del tutto incerta.
Mal comune mezzo gaudio? Se incontrate il Budda che l’ha detto, mettetelo in quarantena. Eterna.
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Ancora nessuno mi ha misurato la temperatura, ma a volte lo faccio io solo per scoprire di soffrire di ipotermia 😜 Teniamoci su
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Certi giorni manca il respiro, come se l’aria non bastasse…
Quando descrivono certe situazioni….
che incubo…
restare a casa, salvarsi e salvare…questo è il nostro compito ora.
un abbraccio
.marta
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Salvarsi e salvare… appare così eroico detta così. Mi piace 🙂 Un abbraccio a te cara
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Non è mica obbligatorio essere sempre forti. All’inizio di quest’epidemia per la seconda volta nella mia vita ho avuto una crisi di panico. Me ne sono colpevolizzato troppo a lungo: ma, se non l’avessi avuta, sarei esploso.
È normale avere paura, anhe se non si sa perché; anzi, è normale averla proprio perché non si sa perché.
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L’ignoto sempre spaventa, e in questo caso un microscopico certo virus è comunque l’ignoto
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Secondo me non è quello l’ignoto che ci spaventa.
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Il dopo?
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Il fatto che non riusciamo a capire cosa accadrà, dopo.
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Si, è così
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Credo sia giusto e salutare prendersi una pausa. Come ti senti oggi?
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Di nuovo attiva 😉 Come stai Lisa? Sei in Canada? Come va lì?
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